giovedì 15 novembre 2007

Il gatto di Mr Philip - Parte 8



Il vero finale


Mr Philip aveva davvero un'aria affranta, la confessione di Wanda lo aveva letteralmente distrutto. Cercai di scuoterlo in qualche modo.
- Forza padrone, non è il momento di scoraggiarsi. Dobbiamo andare, i due ragazzi stanno per tornare in stanza. -
Vedendo che non decideva a muoversi, intervenì anche Wanda, questa volta sorprendendomi in maniera positiva.
- Phil, ti prego, non ti abbattere. Mi sono pentita di quello che ho fatto, troveremo un rimedio, però ora dobbiamo entrare subito in quella porta. -
Il mio padrone si rivolse a lei guardandola dritto negli occhi: - Come posso fidarmi ancora di te? -
- Hai ragione, ho sbagliato, - ammise la gatta, - però tu, più di chiunque altro, dovresti capire che avevo un ruolo da rispettare, un personaggio a cui tuo padre ha dato vita, un ruolo a cui mi sono appena riballata andando incontro a non so quali conseguenze. -
- Su, padrone, entriamo, presto, non c'è un attimo da perdere. - dissi frettolosamente, aprendo la porta nell'armadio e indicando a entrambi di precipitarsi dentro.
Prima di entrarvi con un agile salto, Mr Philip si rivolse con astio verso Wanda. - Sappi che non mi fido più di te. -
- Mi farò perdonare. - rispose lei, abbassando il suo viso bello tondo.

Ci ritrovammo, così, proprio dove la nostra avventura è iniziata: il corridio con le mattonelle a scacchi bianche e nere e le pareti che richiamavano alla mente un puzzle dai mille colori. Mentre stavamo per incamminarci, però, un suono simile a quello di una sveglia digitale attirò la nostra attenzione.
Il beep beep proveniva da Wanda.
- Non mi guardate così. - disse lei, vedendo che la stavamo guardando con aria perplessa. - È il cercagatti dei miei superiori. Vogliono essere aggiornati sui nostri spostamenti. -
- C-cosa?!! - esclamammo in contemporanea io e il padrone.
- Datevi una calmata, per favore, e ascoltatemi attentamente. Tra poco dovrò incontrare i miei superiori. Cercherò di depistare le nostre tracce, dopodiché, in un modo o nell'altro, dovremo riuscire a prendere la bibbia nella stanza del Re e portarla a tuo padre. -
- Ma la stanza del Re sarà sicuramente sorvegliatissima, come faremo a entrare? - chiese Mr Philip.
- Infatti non entreremo noi, ma qualcuno di cui il Re si fida ciecamente... -
- Zula!! -
- Esatto. Proprio lui. - disse Wanda, - Dobbiamo convincerlo a tutti i costi. Ora dovete nascondervi, andate nella Sala degli scrittori falliti, là nessuno vi dovrebbe notare. Questa è la chiave della porta. Io vado, Nikki mi sta aspettando. -
- Ancora lui?!! - esclamò, infuriato, Mr Philip. - Mi ha rotto le scatole. -
Mentre il padrone stava prendendo la chiave che la gatta teneva nella zampa, lei gli sussurò - Fidati ti me - stringendogli la zampa , allontanandosi velocemente subito dopo.
- Certo che è proprio bella, eh? - sospirò Mr Philip, mentre la vedeva allontanarsi.
- Anche se non rientra nei miei canoni di bellezza, non posso certo negare che è una creatura ben fatta. - espressi in un tono alquanto accademico.
Il modo in cui la guardava mi indusse a pensare che se ne stava innamorando, dimenticandosi del tutto la sua natura umana.

Grazie a Wanda, che ci aveva spianato la strada depistando le guardie nei corridoi, fu molto facile raggiungere la Sala degli scrittori falliti. Nulla era cambiato: la luce che penetrava dalla finestra illuminava i tavoli ai quali erano seduti i gatti scrittori.
La nostra presenza non destò minimamente la loro attenzione e decidemmo così di non farci scoprire, sedendoci a un tavolo in attesa di nuovi sviluppi, attesa che, in realtà, non durò a lungo. Dopo un po' la porta della sala si aprì, qualcuno stava per entrare: era Zula.

Guardai Mr Philip, che mi fece capire con un gesto della testa di nascondermi sotto il tavolo per non attirare la sua attenzione. Ormai, non si fidava più di nessuno.
Il vecchio gatto era da solo, girovagava tra i tavoli della sala in cerca di qualcosa.
- Padrone. - sussurai da sotto il tavolo. - Sembra stia cercando qualcosa, o qualcuno... -
- Shhh! Non ci facciamo scoprire, Fred. -
Non appena il padrone mi disse di stare zitto, il gattaccio seduto di fronte a noi si infuriò.
- Ehi, ora basta! - gridò. - Avevo quasi finito di scrivere una pagina del mio grande romanzo, e voi mi avete fatto perdere il filo! Non ricordo più cosa stavo per scrivere. -
Inevitabilmente, Zula vide cosa stava succedendo e si diresse verso di noi.
- Calma, calma, ora spostiamo il nuovo arrivato ad un altro tavolo. Vieni con me. - disse, rivolgendosi al mio padrone, che non capiva cosa stesse accadendo. - Vieni anche tu, cornacchia. -
- Ehm.... Ti possiamo spiegare. - disse timoroso Mr Philip.
- So già tutto. Seguitemi. -
- C-cosa? Wanda ha fatto di nuovo la spia? Lo sapevo! - grignò il padrone.
- Wanda è stata catturata, è nella sala delle prigioni. È stata scoperta dagli altri gatti spioni e accusata di complotto contro il Re. -
Mr Philip si sbalordì, sentendosi in colpa per aver dubitato di lei.
- Oh, mio dio! Dobbiamo liberarla! -

- Io sono qui per aiutarvi. - disse, sicuro di sé. - Ho un piano, se riusciremo ad attuarlo andrà tutto per il verso giusto. -
Arrivammo davanti una piccola porta.
- Entriamo qui, è uno stanzino dove non entra mai nessuno. -

- Perché hai deciso di aiutarci? - gli chiese Mr Philip. - Ciò che stai facendo potrebbe compromettere la tua posizione.
- Lo so. - rispose Zula. - Non mi piace come stanno andando le cose nel Regno. Il Re si è fatto influenzare dalla malvagità di Nikki e sta abusando del suo potere, mentre il popolo inizia a essere stanco e a ribellarsi. Continuando in questo modo, andremo incontro a un colpo di stato. -
- Caspita! - esclamò sorpreso il mio padrone.
- Già. Ora ascoltate attentamente il mio piano. Ci dirigeremo nella stanza del Re, a cui dirò di avervi catturato, dopodiché vi condurranno così nella sala delle prigioni dove è rinchiusa Wanda. -
- Ma come? - chiese perplesso Mr Philip. - E poi come faremo a uscire? -
- Aspettate. È ora che viene la parte più rischiosa. Devo riuscire a convincere il Re che devo essere io di guardia alla vostra cella. Se andrà tutto bene, durante la notte ruberò la bibbia dalla cassaforte e la porteremo a tuo padre.
Il padrone non sembrava molto convinto del piano di Zula.
- Uhm... Certo, è molto rischioso... Se il Re decidesse di mettere Nikki di guardia sarebbe la fine... D'altronde, non vedo altre soluzioni possibili o meno rischiose. -

- Bene, dunque è ora di andare. -

Grazie alle scorciatoie di cui Zula era a conoscenza, impiegammo davvero poco ad arrivare dal Re. Fuori la grande porta della stanza c'erano due guardie, a cui dicemmo di annunciarci al Re e di dirgli che aveva catturato gli intrusi.
- Sua Maestà il Re vi ordina di entrare. - dissero in simbiosi le due guardie.
Ci ritrovammo, così, di fronte a un gatto seduto su una maestosa poltrona e con una corona d'oro in testa. Era proprio come l'avevo immaginato: in una sola parola, magnifico. Aveva le guance piene e rotonde, le orecchie piccole con punte arrotondate, gli occhi tondi e grandi erano di un blu intenso come quello del cielo di notte. Il mantello era di una bellezza sorprendente: la sua lunghezza variava a seconda delle parti del corpo, corto sul muso, lungo sulle guance, folto sotto la gola e ancor di più sul dorso e sui fianchi.
- E così anche questa volta hai svolto perfettamente il tuo compito. -
- Sì, sua Maestà. Gli intrusi sono al suo cospetto e sono pronti per essere condotti nelle prigioni. Col suo permesso, vorrei occuparemene io. -
- E così sia. Domani a mezzogiorno in punto saranno impiccati in piazza, così tutti capiranno cosa vuol dire tradire il Re. Ora via, conducili nelle prigioni. -
Quell'affermazione mi fece rabbravidire. Guardai il mio padrone e vidi che le sue labbra si muovevano in maniera impercettibile, come se cercasse invano di parlare.
- Come desidera, sua Maestà. -
Appena fuori dalla stanza del Re e lontani dalle guardie, Mr Philip espresse tutta la sua paura:
- Lo sapevo, domani moriremo. Non poteva funzionare!! -

Zula cercò di rassenerarlo. - Si calmi, per favore. Abbia fede. -
Giunti alle prigioni, il gatto ci rinchiuse nella stessa cella di Wanda. Era in un angolino aggrovigliata su se stessa.
- Ehi, Phil, che bello rivederti. Mi dispiace tanto, mi hanno caturata. - disse piangendo.
Il padrone la abbracciò, dicendole che non tutto era perduto.
- Stanotte alle quattro vi verrò a prendere. - sussurrò Zula. - Spiegatele il piano, qualsiasi errore sarà fatale. Io starò qui fuori. - disse infine chiudendo la porta porta della cella. -
- Usciremo di qui, te lo prometto. - disse Mr Philip guardando negli occhi la bella gatta e continuando a stringerla tra le sue zampe. Ad un certo punto, la stanchezza iniziò a farsi sentire e i due piccioncini crollarono dal sonno. Come al solito, toccava a me restare sveglio.


L'ora prestabilita giuse inesorabilmente e, come previsto, Zula aprì la cella dicendo di sbrigarci a seguirlo.
- Andiamo, ora entreremo in un passaggio segreto che ci condurrà direttamente fuori la stanza del Re. A quest'ora non dovrebbero esserci guardie, dato che sua Maestà dorme e odia qualsiasi rumore che sente nel raggio di 10 metri. -
- Uao, in questo passaggio segreto mi sembra di essere sul set di Indiana Jones! - esclamò entusiasta il padrone. - Sai, Fred, quando il professor Jones è nel castello del Maharajà e spingendo la statua di una donna nella parete si ritrova in quel passaggio segreto... -
- Indiana Jones e il tempio maledetto. -
- Esatto! Proprio quello! Bravo Zula. -
- Ora fate silenzio. Siamo arrivati. - disse il gatto, fermandosi improvvisamente. - Ora entreremo nella stanza del Re e prenderemo la bibbia dalla cassaforte. -

- Cassaforte? - chiese il padrone. - E la combinazione? -
- Io sono l'unico a saperla, oltre al Re, ovviamente. -
Mr Philip sembrava essere molto più ottimista, ora. - Allora cosa aspettiamo?! Sbrighiamoci! -
- Aspettate. Mi raccomando di non fare il minimo rumore, il Re ha un sonno molto leggero e se si sveglia possiamo dire addio al piano. -
- Ok! - esclamammo tutti in coro.

Entrati nella stanza, Zula si avvicinò a un ritratto appeso alla parete e lo spostò: dietro c'era la cassaforte. Un classico. Fortunatamente, Mr Ferdinand non aveva pensato di nasconderla in qualche posto folle. Mentre Zula digitava la combinazione, noi eravamo tutti col fiato sospeso, con la paura che, per un motivo o un altro, l'avesse cambiata.

Tic-Tac-Tic-Toc-Tac... e la cassaforte si aprì.

Finalmente eravamo riusciti a impossessarci del libro di Mr Ferdinand. Mr Philip stava per gridare dalla gioia, ma Wanda fu perentoria a mettergli una zampa sul muso. Ci precipitammo velocemente fuori dalla stanza, rientrando nel passaggio segreto.
- Ce l'abbiamo fatta. Ora non dobbiamo far altro che portare la bibbia a vostro padre. -
Percorremmo velocemente lo stretto corridoio, giungendo in un batter d'occhio alle prigioni.
- Eccoci. Questa è la cella di Figaro. -
Mentre stava per aprire la porta, accadde l'ultima cosa che speravo succedesse.
- Traditore! -
Zula rimase a bocca aperta. - Nikki! Perché sei qui? -
- Ho sempre pensato che non c'era da fidarsi di te! Ora ne ho avuto la conferma. La pagherai! - gridò il gattaccio, mostrando i suoi artigli affilati.
Aprendo la cella, Zula disse: - Su, entrate, questa è una faccenda tra noi. Consegnategli la bibbia. Lui saprà cosa fare. -
Mr Philip cercò invano di obiettare. - Ma... -
- Niente discussioni! Forza, sbrigatevi! -
- Ok. Fagli vedere chi è il più forte! -
Furono queste le ultime parole di Mr Philip prima di entrare nella cella.

Figaro era proprio dietro la porta.
- Ehi, che ci fate qui? E che sta succedendo là fuori? -
- Papà, questo è il tuo libro. Devi apportare le modifiche, e lo devi fare al più presto, prima che accada qualcosa di irrimediabile. -
Fu così che si sedette in un angolo e scrisse per circa 5 minuti.
- Fatto. Ora dovrebbe essere tutto risolto. -
Uscimmo subito dalla cella, ma era troppo tardi. La scena a cui assistimmo fu raccapricciante: i cinque artigli della zampa destra di Nikki erano conficcati nel collo di Zula, il quale emise l'ultimo respiro guardando tutti noi con un'aria felice, convinto che il piano fosse riuscito. Eravamo impietriti.
- Tu! Bastardo! - gridò Mr Philip, adirato come non mai e correndogli contro. - La pagherai! -
- Fatti avanti! Ucciderò anche te! -
- Fermati, figliolo! Non ce n'è bisogno! -
- Cosa? - chiese Mr Philip, arrestando la sua corsa.
All'improvviso, si sentirono dei passi.
- Cos'è questo baccano? - disse Nikki.
- Hai appena ucciso il nuovo Re! -
- Ma di cosa stai parlando?!! -
I passi appartenevano alle dieci guardie che erano venute per arrestare Nikki.
- Sei in arresto per aver assassinato il Re! Tutto ciò che dirai potrà essere usato contro di te in tribunale. -
- Ehi, fermatevi, dev'esserci un errore. Zula non è il Re. -
- E invece sì. - intervenne Mr Ferdinand. - Questa notte il popolo l'ha eletto come nuovo sovrano.
- Tutto ciò è follia! Lasciatemi!! - gridò mentre veniva incatenato dalle guardie. -
- Portatelo nella prigione sulla torre, e rinchiudetelo là!! - ordinò Mr Ferdinand.
- Sarà fatto, nostro Padrone! - dissero in coro le guardie.
- Me la pagherete! Non finirà qui! - farfugliava Nikki mentre veniva trascinato via.

- Oh, mio dio! Povero Zula! - disse Mr Philip piangendo e prendendolo tra le sua zampe. - È stata tutta colpa nostra! -
- Calmati, figliolo, troveremo un rimedio. -
- Cosa? Puoi farlo resuscitare, papà? -
- Beh, potrei creare una pillola miracolosa... -
Lo guardammo tutti con occhi colmi di speranza. Prese così il libro e, dopo aver scritto qualcosa, disse:
- Andiamo in cucina. -
Mr Philip prese Zula in zampa e lo seguimmo senza fare domande.

Arrivati in cucina, Mr Ferdinand disse di prendere due piccoli barattoli che stavano sul tavolo.
- Cosa sono? - chise il padrone.
- In una scatoletta ci sono le pillole miracolose, grazie alle quali Zula resusciterà. -
- Allora non c'è un istante da perdere. - Mr Philip prese un bicchiere d'acqua, aprì la bocca del nuovo Re, gli appoggiò la pillola sulla lingua e, infine, gliela riempì d'acqua fino a quando non la ingerì.
Dopo qualche secondo, Zula aprì magicamente gli occhi, vedendo i nostri volti in lacrime dalla gioia. Subito gli raccontammo cos'era successo.
- Dunque, io ora sarei il Re. E che ne stato del vecchio sovrano? -
- È rinchiuso nella cella con Nikki. -
- Incredibile, non ci posso ancora credere. - disse sbalordito. - Però di una cosa sono certo: la pace ritornerà nel Regno dei gatti. Grazie, amici, ve ne sarò eternamente grato. -
Mentre tutti si abbracciavano felicemente, Wanda chiese incuriosita cosa ci fosse nell'altro barattolo.
- Le ex pillole del "non-ritorno". -
- In che senso "ex"? - chiese il mio padrone.
- Ho apportato qualche piccola modifica. Ingerendo la pillola, come tutti sapete, ci si trasforma in un gatto; ingerendone un'altra, è possibile ritornare al proprio stato naturale. -

I volti di Mr Philip e Wanda si oscuararono... Non sembravano essere contenti di quella notizia.
- Figliolo, ora possiamo tornare essere umani. Non sei felice? -
- Sì... beh... ehm... Non so... -
Il padrone guardò negli occhi della bella gatta, cercando di capire cosa pensasse, ma lei, abbassando lo sguardo, disse:
- Phil, vai, sei un essere umano, il tuo posto non è qui. Io ho trovato finalmente una casa, non lascerò questo posto. -
- Ma io ti amo. -
Quella frase rimbombò tra le pareti della cucina, facendo restare tutti di sasso.
- Anch'io ti amo. -
Fu così che finalmente si baciarono.
- Resterò con te. Non ingerirò quella pillola. -
- Se deciderete di vivere nel mio Regno, sarete trattati come se ne foste i sovrani. - li rassicurò Zula.
- Padre, non me ne volere, ma io voglio restare qui. Ho trovato l'amore e non voglio perderlo subito. -
La sua espressione era più che decisa. Niente e nessuno gli avrebbe fatto cambiare idea.
- Figliolo, io voglio la tua felicità. Se è questo che vuoi, così sia. Se un giorno dovessi cambiare idea, sai dove sono le pillole. -
Dopo un abbraccio affettuoso tra i due, il padrone si voltò verso di me.
- Fred, sei stato un ottimo compagno, e non so come avrei fatto senza di te, non solo in qiest'avventura, ma negli ultimi anni della mia vita. -
Una lacrima inaspettata mi scese sul becco. - Anche lei è stato un buon padrone. -
Figaro interruppe quel triste momento.
- Beh, credo sia ora di andare, Fred. - disse, ingerendo la pillola e trasformandosi in un vecchietto calvo e con la barba bianca.

- Sei proprio tu, papà... Come è strano vederti così... Eri più bello quando eri un gatto. -
Una grassa risata riempì tutta la stanza.
- Addio a tutti. -
Furono le ultime parole di Mr Philip, il quale afferrò la zampa di Wanda e si allontanò con Zula, mentre noi uscimmo dal Regno e tornammo nel nostro mondo.

- Ora cosa farai, Fred? -
- Beh, Morpheus avrà per le mani sicuramente qualcuno a cui affibiarmi. -
- Allora buona fortuna, amico mio. -
- Addio, Figaro. -



- Wow! Che storia emozionante! - esclamai, sorseggiando il mio tè caldo.
- Sì, è vero. - rispose Fred soddisfatto.
- Però è stata un'avventura un po' lunga... Ho tanto sonno... -
- Ma lei non è mai contento di niente? -
Sapevo si sarebbe arrabbiato, ma mi faceva ridere.
- Spegni la lanterna. Mi si chiudono gli occhi... - dissi, appoggiando la tazza sul comodino.
- Tse... Guardi che sono il suo racconta-storie, non il suo cameriere. -
- Grazie, Fred, ti voglio bene. Buonanotte. -
- Bah, 'notte. -

sabato 20 ottobre 2007

Il gatto di Mr Philip - Parte 7



La fine?


- Gli appunti di mio padre devono essere qui! - esclamò Mr Philip, con una voce piena di speranza. - Aiutatemi a cercare. -
Cominciammo a scavare all'interno dello scatolone, dove c'erano pacchi di fogli legati tra loro con uno spago.
Dopo aver preso in zampa alcuni titoli curiosi come "La casa degli spiriti", "La storia di Mr Tom", Il mistero del solaio", il mio padrone fece sobbalazare tutti con un grido:
- Sì! L'ho trovato! Non ci sono dubbi, è la bozza di mio padre. -
Allungai il collo per leggere il pacchetto di fogli che teneva in mano: "Gattolandia".
- Beh, ora basta! - disse Wanda arrabbiata.
Fui colto da una strana sensazione, era come se non avessi percepito la sua presenza per alcuni istanti.
- Credo proprio che mi dobbiate delle spiegazioni. - continuò.
Mr Philip si voltò verso di me, come per cercare un consenso nel mio sguardo.
- Faccia come vuole, sa come la penso. -
Mi guardò ancora per alcuni secondi, quasi arrabbiato, e infine si rivolse alla gatta:
- Hai ragione. Ascolta. Grazie agli appunti che abbiamo appena trovato, saremo in grado di entrare nel mondo dei gatti per liberare mio padre. -
- Mondo dei gatti? Ma di che stai parlando? - chiese giustamente.
- Sì, mio padre l'ha descritto nel suo libro e questi si è materializzato. E non è finita qui. In reltà io sono un essere umano... -
Per un attimo un silenzio tombale riempì la stanza. Wanda, incredula, rimase senza parole. Tutto quello che riuscì a dire fu: - Caspita! Siete proprio fuori di testa! -
D'altrone, chi poteva biasimarla? Sarebbe sembrata una storia assurda anche se l'avessero raccontata a me, conoscitore di storie paradossali.
- Lo so che sembra una follia, ma devi fidarti di me. - cercò di rassicurarla il mio padrone. - Vieni con noi nel regno dei gatti a cercare mio padre. Vedrai con i tuoi stessi occhi che non sto mentendo. -
La risposta che diede fu tanto decisa quanto inaspettata: - Va bene. Vi seguirò. -
Sorpreso da quell'affermazione, Mr Philip aggrottò la fronte e sbarrò gli occhi assumendo un'espressione alquanto goffa.
- Uao! Non mi aspettavo sarebbe stato così facile convincerti... -
- Beh, sai com'è, ultimamente ero un po' annoiata dalla vita mondana, mi farà bene un po' di aria nuova. -
I due, non curanti della mia presenza, si scambiarono uno sguardo lungo e intenso; sembrava che stessero comunicando col pensiero.
- Ehm... Padrone... Non dovremmo cercare di capire dove sono queste benedette porte? -
Come svegliandosi da un sogno, disse: - Ah, sì, hai ragione. Mettiamoci all'opera. -

Iniziò a sfogliare freneticamente la bozza del racconto e a leggere velocemente a bassa voce, imprecando di tanto in tanto.
- Su, su, porca miseria! -
Mentre lui leggeva, mi accorsi che nello scatolone c'era una pagina che era caduta dal blocco di fogli che Mr Philip reggeva. La mia attenzione cadde sulle prime righe del foglio: "... entrai in quella porta misteriosa che mi condusse in un lungo corridoio."
- Padrone, guardi quel foglio! - mi affrettai a dire, indicando l'interno della scatola.
Fu così che lo fissò per alcuni secondi, fino a quando si rese conto che avevamo quasi trovato quello che stavamo cercando.
- Oh, mio dio! Quella è la pagina 77. Abbiamo bisogno di quella precedente. -
Sfogliò rapidamente i fogli che teneva in mano fino a quando non la trovò.
- Eccola! Leggiamo subito. -
I nostri sguardi si volsero tutti verso la fine della pagina.
"Spesso rimanevo incantato dalla mia figura riflessa nello specchio. Non che mi piacessi chissà quanto, ma sono sempre stato attratto da quello splendido oggetto che riesce a riflettere delle verità che spesso non riusciamo a percepire attraverso i nostri occhi. Proprio grazie ad esso, un giorno vidi riflesso al suo interno un pomello nascosto dentro l'armadio dietro di me. Fu così che mi voltai, girai il pomello ed..."
- Dobbiamo sperare che mio padre abbia scritto l'indirizzo della stanza di cui parla! -
- Prova a leggere l'indice dei capitoli, potremmo capire qualcosa. - osservò intelligentemente Wanda.
Guardandomi soddisfatto, accennò a un sogghigno come per dirmi "Visto, ti ho detto che ci sarebbe stata utile", e prese l'ultimo foglio del pacchetto che teneva in mano e scorse con velocemente con l'indice i titoli del capitoli fino a quando si fermò su uno che arrestò la sua attenzione.
- Trovato. "La mia nuova casa." -
Andò rapidamente a pagina 17 e iniziammo tutti a leggere attentamente.
"Mi trasferii in pochi giorni a Finsbury Park, 66 Crowley Street, una zona tranquilla, quello di cui avevo bisogno per dedicarmi al mio nuovo romanzo. La casa era a due piani, abbastanza grande: la mia stanza era al piano terra, tra il bagno e la cucina, mentre al piano superiore vivevano due giapponesi, all'apparenza molto pacati."
- Bene, finalmente abbiamo l'indirizzo, e non è nemmeno troppo distante da qui. -

Ci dirigemmo subito alla fermata, dove prendemmo un bus che ci portò direttamente a Finsbury. Anche questa volta, Wanda disse che conosceva l'indirizzo. Non che avessi qualcosa contro di lei, ma cominciavo a pensare che quella gatta sapesse troppe cose.
- Siamo stati proprio fortunati a incontrarti, sai? - disse il mio padrone facendo gli occhi dolci alla bella.
- Beh, è una frase che mi hanno già detto in molti. - rispose lei in tono scherzoso.
Si guardarono per un breve istante e scoppiarono a ridere senza alcun motivo logico, fin quando, ad un certo punto, Wanda tornò seria.
- Eccoci arrivati. La casa è questa. -
Ci trovavamo su una terrazzino da cui potevamo vedere una stanza dall'altra parte della finestra.
- Se il mio senso dell'orientamento non mi inganna, questo dovrebbe essere il luogo descritto da tuo padre all'interno del libro. -
Nella stanza c'erano due ragazzi, dovevano avere dai 20 ai 25 anni. Decidemmo di aspettare che uscissero per poi entrare e cercare la porta. Per non destare sospetti, però, il mio padrone disse a me e Wanda di nasconderci per non attirare troppo l'attenzione, mentre lui si sarebbe disteso su un grande vaso per piante ad osservare le mosse dei due giovani.
Era l'alba, quando uno di loro, quello che dormiva sul divano, si alzò e iniziò a fissare Mr Philip negli occhi, quasi in segno di sfida... Beh, ho sempre pensato che l'uomo è un essere molto strano, quel ragazzo ne fu solo la conferma.
- Ohhh, guarda che persiano c'è qui fuori! - urlò questi all'improvviso, rivolgendosi all'altro tipo che era nel letto a dormire. - È chiatto e grosso! -
Aveva un accento napoletano molto forte. Cominciò a fischiare e a fare quel gesto strambo con le dita che fanno gli umani quando voglio richiamare l'attenzione di un gatto. A tal proposito, Mr Philip mi dirà di aver pensato in quel momento: "Oh, mio dio! Ma anche io sono così idiota?! Come può sperare di attirare la mia attenzione?"
- Te vuo' sta' zitto! Famme durmi'! - urlò l'altro arrabbiato, anche lui evidentemente napoletano.
- E dai, alzati, sono le undici passate. -
Lo strano tizio rientrò e chiuse la finestra. Non si riusciva più a sentire quello che dicevano, ma li vedevamo sbellicarsi dalle risate. Ad un certo punto, uscirono dalla stanza. Era il momento buono per entrare.
- Ehi, ragazzi! Venite, su, entriamo! - disse Mr Philip a bassa voce, saltando giù dal vaso e aprendo subito la porta, senza timore di essere scoperto. Accorremmo tutti all'interrno della stanza e, fortunatamente, c'era un solo armadio. Mentre lo stavamo per aprire, Wanda iniziò a piangere.
- Ehi, che succede? Perché piangi? -
- Mi dispiace... - disse singhiozzando, - Non è colpa mia se ho proprio quel ruolo... -
- Calmati. - disse Mr Philip, mettendogli una zampa sulla spalla, - Spiegaci che significa quello che stai dicendo. -
- Sigh... Non so come dirvelo... Io sono, beh, conoscete sicuramente il ruolo dei gatti spioni all'interno del libro... -
Ci fu un attimo di suspance, sapevamo quello che stava per dire ma entrambi speravamo che non lo dicesse.
- Ebbene, io sono uno di loro... Un gatto spione. - disse rammaricata.
- Stai dicendo che i gatti del regno sanno che stiamo per ritornare da loro? - chiese spaventato il padrone.
- Sto dicendo che sanno tutto quello che avete fatto dal momento in cui ci siamo incontrati. - disse abbassando la testa e con la voce tremolante.
Il mio padrone si sedette e, fissando il vuoto, espresse tutta la sua delusione.
- Avevi ragione, Fred. Dovevo darti ascolto, non ci dovevamo fidare di lei. Ora posso definitivamente dire addio a mio padre. -

sabato 6 ottobre 2007

Il gatto di Mr Philip - Parte 6



Wanda

La stanza era proprio come l’avevamo lasciata. Mr Philip balzò sul letto con un salto perentorio e iniziò a cercare freneticamente qualcosa nel comò.
- Dove diavolo l’ho messo?! -
- Cosa, padrone? -
- Come cosa? L’indirizzo del migliore amico di mio padre! – disse, scaraventando a terra tutto quello che trovava nei cassetti. - Sai, è a lui che spedisce le bozze dei suoi lavori e spesso anche i suoi appunti per farsi dare dei suggerimenti. -
- Ah, ho capito. Beh, fors… -
- Eccola! Deve essere qui dentro – urlò, facendomi venire quasi un attacco cardiaco. Sa com’è, Sognatore, non sono proprio un giovanotto.
Aveva in mano una vecchia rubrica; la aprì e andò velocemente alla lettera F.
- È lui, è lui! Mr Ferdinad Friend, 5 Snail Street, Covent Garden, London. Andiamo Fred! -

La strada che percorrevamo era desolata, e c’era il solito vento che alzava in aria le foglie degli alberi ormai spogli.
- Tra poco siamo arrivati a Covent Garden, Fred. Ci sei mai stato? -
- Certo che sì. Ho dei ricordi indimenticabili legati a quel posto. Imboccando uno dei suoi vicoli è possibile entrare in un mondo fantastico, dove vivono creature bizzarre e fuori da ogni logica. -
- Per favore, basta con gli altri mondi! Per ora il nostro basta e avanza! – disse scocciato Mr Philip, saltando in un bidone dell’immondizia e afferrando con gli artigli un pezzetto di pane.
Mentre masticava, all’improvviso lasciò cadere il pane a terra e lo vidi fissare un gatto che stava rovistando nel bidone qualche metro più avanti.
- Oh, mio dio! Che visione meravigliosa!! -
Guardando meglio, mi accorsi che era una gatta: aveva il pelo morbido e argentato, gli occhi giallo-verde, il muso e le guance arrotondate e le orecchie erano inclinate in avanti.
- Ma… Padrone… È un gatto. Non si dimentichi che lei è un essere umano. -
- Beh, - disse sospirando e continuando a fissarla – come si dice, al cuor non si comanda… -
Appena si accorse della nostra presenza, la gatta si voltò verso di noi.
- Cosa avete da guardare? -
La sua voce era sottile e sensuale.
- Aehm… beh… mmm… -
Mr Philip non riusciva a parlare. Era la prima volta che lo vedevo così emozionato e teso.
- Ehi, ma sei balbuziente o cosa?! Non sarai mica scemo? -
Il mio padrone continuava a stare lì impalato senza riuscire a parlare, fino a quando non gli diedi una bella beccata in testa per farlo riprendere.
- Fred, che diavolo fai?! Ma sei impazzito? – urlò dolorante.
- Ahahah! Ma che strani che siete! – esclamò la bella, - Una cornacchia e un gatto che litigano. –
Ci guardammo per alcuni istanti e… - Ahahahahah! – scoppiammo tutti in una grossa risata.

- Beh, credo sia l’ora delle presentazioni. Io mi chiamo Wanda. - disse, porgendo la sua zampetta delicata al mio padrone.
- Philip, incantato. –
Tra i due ci fu uno scambio di sguardi tanto veloce quanto intenso che fece arrossire entrambi.
- E tu? Come ti chiami? -
Non me l’aspettavo, ma quando si rivolse a me i suoi occhi magnetici mi misero in imbarazzo.
- Ehm… Fred. -
- Eh eh, che carino che sei. –
Fu così che feci la stessa figura da imbranato del mio padrone.

Dopo alcuni attimi di silenzio, Wanda ci invitò a sederci e ci offrì del pesce che stava mangiando.
- Allora? Dove vi stavate dirigendo? -
- Stiamo andando a Covent Garden a trovare un amico. –
- Ah, bello, ho molti amici da quelle parti. -
- Davvero? Mica sai dove si torva Snail Street? –
Mentre faceva mente locale si toccava il mento con la zampetta borbottando il nome della strada.
- Uhm… Sì, sì, ho capito dov’è. Se volete vi accomp... -
Mr Philip la interruppe senza lasciarle neanche terminare ciò che stava dicendo.
- Certo che vogliamo. Molto gentile da parte tua. -
Per dirla tutta, però, non ero del tutto favorevole al fatto che sarebbe venuta con noi. Pensavo che non avremmo dovuto coinvolgere nessun altro in questa storia, ma ormai il mio padrone era accecato dalla sua bellezza.
- Bene, che aspettiamo allora, mettiamoci in cammino. Dobbiamo continuare dritto su questa strada. -

- Padrone, ma è sicuro che vuole farla venire con noi? Non può essere pericoloso? – gli bisbigliai all’orecchio mentre Wanda camminava qualche metro più avanti.
- Dai, non ti preoccupare, andrà tutto bene. E poi nessuno ha detto che verrà con noi là… -
- Questo è vero. Ma ho l’impressione che la sua intenzione sia proprio questa… -
Dopo un attimo di silenzio, disse: - Ma, alla fine, ci potrebbe essere d’aiuto… Non è forse vero che l’unione fa la forza? –
- Dipende da quali sono le forze… -
- Shhh, zitto Fred, si è fermata. -
Si girò verso di noi e ci guardò con aria sospetta.
- Dunque, siamo a Covent Garden. Ora dobbiamo girare a destra, dopo 100 metri a sinistra e dovremmo essere giunti a destinazione. -
- Ah, bene, iniziavo a essere un po’ stanco dato che non dormo da un bel po’. - disse il mio padrone continuando a camminare. – Certo che questo posto è veramente bello. E poi tutte quelle case colorate, sembra di essere in un cartone animato. –
- Eh, sa, è proprio entrando in uno di questi vicoli che è possibile entrare nel mondo bizzarro di cui le parlavo prima. – dissi fiero.
- Mondo bizzarro? – chiese Wanda incuriosita.
- Sì, solo che per entrarci bisogna avere una particolare predisposizione mentale verso il fantastico. - risposi con un’aria da erudito che mi calza sempre a pennello.
- Ehi, - esclamò Mr Philip – ma siamo arrivati, il cartello dice che siamo a Snail Street. -
- Sì, è vero. Che numero è la casa del vostro amico? –
- Eccola! Numero 5! -

Ci recammo di corsa alla porta e bussammo più volte il campanello, ma nessuno ci apriva.
- Sicuri che il vostro amico sia in casa? - chiese Wanda.
- No, non ne siamo sicuri. Ma, in un modo o nell’altro, dobbiamo entrare. – disse Mr Philip in maniera decisa.
Il comportamento del mio padrone fece incuriosire la gatta.
- Ma che succede? Non mi sembrava una questione così importante… -
- E invece lo è. Dopo ti spiegheremo tutto. Ora troviamo un modo per entrare. -
- Forse la porta è aperta. Ora provo a girare il pomello. - disse Wanda.
Con un balzo felino, riuscì a girarlo e la porta si aprì. Senza neanche ringraziarla, Mr Philip entrò nella casa. Setacciarono velocemente tutte le stanze ma non c’era nessuno.
- Bene. Dobbiamo trovare dove Mr Ferdinand tiene gli appunti di mio padre. Controlliamo nel suo studio. -
La gatta si sentiva un po’ disorientata da quello che stava accadendo. Restò a guardarci mentre rovistavamo nelle scrivanie e nei cassetti.
- Wanda, puoi controllare se in quel pacco vicino l’armadio c’è qualcosa che parli dei gatti? -
- Uhm… Continuo a non capire, ma ok, ora controllo. -

Eravamo tutti all’opera, quando, all’improvviso, la sentimmo singhiozzare… Stava piangendo.
- Ehi, che ti prende? – chiese preoccupato il mio padrone.
Ci avvicinammo e vedemmo che in mano aveva un foglio su cui c’era scritto qualcosa a mano.
- Questa poesia… È molto triste… -
Mr Philip gliela strappò dalle mani e la lesse:

“La falce ha tagliato il velo,
ora sento solo un gran gelo.
Finalmente riesco a vedere
cosa c’è in fondo al cratere.
Una luce in lontananza
mi riempie di speranza.
Ma è una visione fasulla:
in fondo, c’è solo il nulla.”

- Ma questa è la poesia di un amico di mio padre, l’ennesimo scrittore fallito. -
- A me è piaciuta… – disse Wanda asciugandosi le lacrime sul muso.
- Che altro c’è in questo pacco? -
A un certo punto, scorsi una scritta sul fianco dello scatolone che mi fece richiamare l’attenzione di tutti.
- Padrone, guardi cosa c’è scritto lì. -

“APPUNTI E BOZZE DEI MIEI AMICI SCRITTORI”.

mercoledì 26 settembre 2007

Il gatto di Mr Philip - Parte 5



Nei panni di un gatto


Quest’ultima affermazione fece dimenticare al mio padrone il modo in cui Figaro l’aveva chiamato.
- Co-come? Per l’amor di dio, ditemi che è uno scherzo. -
- È tutto vero! - , esclamò alle nostre spalle una voce che non mi sembrava del tutto estranea.
Il suo mantello doppio blu-grigio e quei magnifici occhi verdi a mandorla erano inconfondibili.
- Nikki! – gridò Zula dallo stupore, - Che ci fai qui? –
- Sono venuto a controllare che tutto vada per il verso giusto. –
Subito mi ricordai che era tanto bello quanto irritante e presuntuoso.
- Cari intrusi, dovete sapere che una volta entrati nel nostro regno è possibile uscirne solo con le sembianze di un gatto. -
- Oh, m-mio dio! - balbettò Mr Philip.
- Cosa c’è? Ne dovresti essere onorato! Finalmente non sei più una lurida scimmia e appartieni ad una razza nobile. - disse in tono offensivo.
- Ma noi siamo arrivati qui solo per caso. Non potete farci questo! -
- Ora basta! - urlò il maestoso gatto, - Il Re mi ha dato ordine di condurvi fuori dal regno quando avete finito qua dentro! Sbrigatevi! Vi attendo nel corridoio. -
Appena uscì dalla cella, Figaro continuò a parlare come se niente fosse accaduto.
- Ormai l’errore è stato fatto. Non puoi far altro che accettare il tuo nuovo corpo. Ti assicuro che ti ci abituerai, è solo questione di tempo. Almeno per me è stato così. -

All’ascoltare quelle ultime parole, l’espressione del piccolo volto baffuto di Mr Philip mutò radicalmente: non sembrava più arrabbiato, era quasi commosso e quasi non riusciva a parlare.
Lo sentii borbottare:
- Sì, sicuramente… Philly… Solo lui mi chiamava così… Ma come può essere?! -
- Padrone, ma che sta succedendo? – gli chiesi.
- Fred, è lui… -
- Lui chi? -
Incurante della mia domanda, si rivolse verso Figaro: - Sei mio padre, vero? -
Quando Figaro alzò lo sguardo che tenne abbassato per alcuni istanti, stava piangendo e disse singhiozzando:
- Sì, sono papà. -

Fu una scena commovente: Mr Philip corse verso il padre ritrovato e lo scaraventò a terra con un abbraccio travolgente.
- Perché non sei più tornato, papà? Avevi detto che sarebbe stato solo un piccolo viaggio. -
- Non ti ho abbandonato, figliolo. Come ti stavo dicendo prima, volevo aiutarti a decollare e sono finito qui. -
- Ma cos’è successo dopo che hai preso la pillola del “non ritorno”? –
Figato continuò così a raccontare la sua storia.
- Ah, già, ero rimasto proprio lì. Dunque, andai nella stanza segreta dove erano nascoste le pillole, ne presi una e la ingerii senza pensarci due volte. Diventai, così, un bel gatto siamese, abbastanza agile e scattante, considerata la mia età.
Mi diressi di corsa verso la biblioteca, dove presi “in prestito” alcuni dei libri che avevano riscosso più successo: “Se una notte d’inverno un gatto”, “I gatti sposi”, “I mille e un gatto”,“Quella sporca nottata” e molti altri.
- Visto che non vi stavo prendendo in giro quando vi ho detto che quel libro era stato scritto da qualcun altro? – disse Zula con soddisfazione come se non aspettasse altro che quel momento.
Il mio padrone era ammutolito, non sapeva cosa dire.
- E cosa facesti poi? – chiese al padre.
- Riuscii a uscire inosservato dal regno e a tornare nel nostro mondo. In un modo o nell’altro, dopo mille avventure e disavventure, arrivai a Londra, dove il folle caso volle che fosti proprio tu a raccogliermi mentre una sera stavo rovistando in un bidone della spazzatura. -
- Caspita, è vero! È proprio da quel giorno che la mia carriera iniziò a decollare. - disse con un tono nostalgico e malinconico.
- Eh. Fu così che, grazie a uno degli effetti della pillola del “non ritorno”, ti trasmisi in sogno le storie dei libri che avevo rubato. Fino a quando, ahimè, i gatti spioni hanno riferito alle guardie dov’ero e mi hanno catturato. -
- Ma… Papà… Perché non ti sei fidato di me? Avrei potuto farcela anche senza il tuo aiuto. -
- Avevo paura, figliolo. Paura che saresti diventato un fallito come me. -
- Ma non lo sei! - obiettò Mr Philip bruscamente. - Per me tu sei il migliore! –
Durante l’ennesimo abbraccio tra i due, Zula disse che era ora di andare. Dovevamo tornare nel mondo degli umani.
- Ti prego, fai venire anche mio padre con noi. – supplicò il mio padrone.
- Quello che chiedete è impossibile. – disse il gatto in modo secco e deciso. – Vedete, vostro padre è il creatore del nostro mondo, è il nostro dio. I gatti lo venerano, non possiamo lasciarlo andare via. Ciò scatenerebbe il caos e il popolo andrebbe in subbuglio. -
Rimanemmo di stucco a quelle parole.
- Non ti preoccupare per me, Philly. Anche se sono rinchiuso qui, vengo trattato abbastanza bene. E non cercare di tornare perché, una volta usciti, sarà difficilissimo se non impossibile, dato che le porte sparse per varie parti del mondo che permettono di entrare qui sono poche e possono essere usate una volta sola. -
Il mio padrone iniziò a emettere un miagolio stridente: era un pianto di dolore.
- Allora ci dobbiamo lasciare di nuovo, papà? Non voglio perderti di nuovo. -
- Su, non sei più un essere umano, ora sei un gatto, imparerai a cavartela da solo. -
Vi fu un ultimo abbraccio, il più lungo di tutti.

Mentre Figaro ritornava a rannicchiarsi in fondo alla cella, improvvisamente Zula ci sussurrò:
- L’unica soluzione sarebbe trovare la cosiddetta “bibbia” e portarla al suo creatore… -
- La bibbia? - chiese perplesso Mr Philip.
- Sì. Il romanzo che ha scritto vostro padre è la nostra bibbia. È custodita nella cassaforte della stanza del Re. -
- Ma… Allora c’è ancora una speranza?! – esclamò aumentando leggermente il tono.
- Shhh! Nikki è fuori la porta, non fatevi sentire. – disse Zula a bassa voce, - Non posso dirvi nient’altro. Ora verrete accompagnati nel vostro mondo. Che la fortuna sia con voi. -
Mr Philip lo ringraziò con una stretta di zampa.
- Grazie per l’aiuto, amico. Non lo dimenticherò. -
- È la prima volta che tradisco la fiducia del Re, spero di averlo fatto per una buona causa. -

Appena Zula chiuse a chiave la porta della cella, Nikki ci ordinò di seguirlo, uscimmo fuori la sala degli scrittori falliti e ci dirigemmo nella direzione dalla quale eravamo arrivati.
Quel gattaccio antipatico non ci rivolse nemmeno una parola per tutto il percorso, e quando arrivammo all’uscita disse - E non fatevi più vedere! – , sbattendoci la porta in faccia.

Come sapevamo, la porta dentro l’armadio da cui eravamo riusciti a entrare nel loro mondo era scomparsa, ma Mr Philip non si perse d’animo, sembrava più determinato che mai, nei suoi occhi vedevo una luce nuova.
- Fred, dobbiamo trovare un modo per liberare mio padre. La prima cosa che dobbiamo fare è andare a casa sua e trovare appunti o qualsiasi cosa sia legato al suo romanzo. Dobbiamo assolutamente sapere dove si trova una porta per ritornare nel regno dei gatti. – disse con aria decisa e risoluta anche se… - Ne ho fin sopra i baffi di questa storia! - … Iniziava già a parlare come un gatto.

lunedì 17 settembre 2007

Il gatto di Mr Philip - Parte 4

La pillola del "Non ritorno"

Era una sala enorme illuminata dalla luce che penetrava prepotente da due grandi finestre. Al centro c’erano dei tavoli rettangolari ai quali erano seduti dei gatti intenti alla lettura.
- Ma questa cos’è, la stanza della lettura? - chiese Mr Philip guardandosi attorno.
- Non direi proprio. - rispose Zula, - Guardi meglio, quello che stanno fissando non sono esattamente libri… -
Incuriositi, ci avvicinammo a uno dei tanti tavoli sparsi per la stanza ed, effettivamente, ci accorgemmo che quello che guardavano con tanta attenzione non erano nient’altro che delle pagine bianche.
Il mio padrone si rivolse ai gatti alquanto perplesso.
- Ehi, che succede qui? Ma che state facendo? -
- Solo questo ci mancava! Qualcuno che ci distraesse. – urlò colui che sembrava il più anziano, - Ci lasci lavorare, per favore. Qui siamo a corto di idee. -
- Ma che diav… -
- Ehi, amico, vieni un attimo qui. - sussurrò rivolgendosi a noi un gatto gigantesco seduto all’altro lato della stanza. - Avete qualche idea da suggerirmi per scrivere una bella storia? -
Mr Philip mi guardò, accennando a un sorriso.
- Beh, io sono uno scrittore, ma così su due piedi non mi viene in mente niente. -
Zula iniziò a irritarsi un po’.
- Ora basta, è ora di proseguire. E tu - disse al gattone che ci aveva chiamato – torna al tuo lavoro e cerca di scrivere qualcosa di interessante. -
Ci stavamo dirigendo verso la porta in fondo alla stanza, quando Mr Philip chiese a Zula perché quei gatti guardassero in continuazione dei libri con pagine bianche.
- Sono degli scrittori falliti… Non sono capaci di inventare storie ma si ostinano a voler diventare scrittori. -
- Ma cosa c’entro io con tutto questo? Perché siamo venuti qui? -
- Continuate a seguirmi, tra poco capirete tutto. -

Entrammo, così, nell’ennesimo corridoio. Questa volta, però, c’era qualcosa di diverso: le porte ai lati erano minuscole; era ovvio che erano fatte apposta per i loro simili.
Giungemmo infine dinanzi una porticina su cui pendeva un cartello con scritto “Cella 33”.
- Fermi! Siamo arrivati. -
- Cella 33? – disse ridacchiando Mr Philip, - Ma cos’è, siamo in una prigione? -
- Sì. – rispose Zula, – Come avrà notato, però, la porta è a misura di gatto. Per entrare dovrà ingerire questa pillola. -
Allungò la pillola che reggeva nella sua zampa verso il mio padrone, il quale, prima di ingerirla, chiese quali erano i suoi effetti.
- Purtroppo non mi è concesso rispondere a questa domanda. Le posso solo dire che l’unico modo per entrare nella cella è ingerirla. È tutto quello che deve sapere. -
Mr Philip la guardò titubante e, dopo aver titubato per un attimo, ingerì la pillola del “Non ritorno”. Sì, era proprio così che veniva chiamata e, ahimè, quando scoprimmo il motivo era troppo tardi.
Appena la inghiottì assistetti a una scena che mi fece rimanere a becco aperto: le mani e i piedi del mio padrone si rimpicciolivano insieme al corpo che diventava sempre più peloso. Ad un certo punto fui colto da una paura che si materializzò l’istante successivo: Mr Philip era diventato un gatto persiano, grigio, grosso e abbastanza grasso.
- Cosa diavolo mi hai combinato?!! – urlò Mr Philip in preda al panico, guardandosi le zampe e girando attorno a se stesso fissandosi la coda.
- Solo in questo modo è possibile entrare nelle celle. –
Il mio padrone sembrava veramente spazientito, tanto che pensai che avrebbe subito usato i suoi artigli su di me per sfogare la sua rabbia.
Vedendolo in quelle condizioni cercai di calmarlo: - Padrone, si calmi, andrà tutto per il verso giusto. -
- Come posso calmarmi, Fred! Non mi vedi?! Sono un gatto! Un gatto!! Oh, mio dio, è la fine!!! -
Non sapevo cosa fare per tranquillizzarlo, stava uscendo fuori di senno:
- Ok, sto bene, sono sereno. Ora sono un gatto, non vedo qual è il problema. Mi farò accudire da una bella famigliola, mangerò, dormirò e non dovrò più lavorare. Sarà questa la mia vita d’ora in poi! -
- Non creda che noi gatti non lavoriamo. – replicò, offeso, Zula. - Ora basta perdersi in inutili chiacchiere. - Aprì la porticina e finalmente entrammo.

Un po’ ce l’aspettavamo, ma la sorpresa fu comunque grande quando vedemmo che in fondo alla cella c’era Figaro.
Gli occhi di Mr Philip si fecero a palla e istantaneamente si inondarono di lacrime.
- Ohhh, Figaro! Sei proprio tu?! -
Come al solito, stava dormendo rannicchiato su se stesso.
- Sì, è lui. - disse Zula, - È rinchiuso qui perché molti anni fa si introdusse di nascosto nel nostro mondo e scappò dopo aver rubato storie di scrittori molto importanti. -
- L’ho fatto per una causa per me molto importante, e voi lo sapete. - disse Figaro stiracchiandosi senza aprire gli occhi.
- Sua maestà il re esige il massimo rispetto per le regole che vigono nel nostro regno. –
- Si può sapere di cosa state parlando? – urlò all’improvviso il mio padrone.
- Bene, è venuto il momento che tu sappia. Ascolta la mia storia.

Il mio sogno è sempre stato quello di diventare uno scrittore, ma, purtroppo, non sono mai stato bravo a scrivere, tanto meno a inventare storie. Mio figlio mi ammirava molto, leggeva tutto ciò che scrivevo, e gli piaceva davvero. Anche lui decise, così, di intraprendere la dura strada dello scrittore. Purtroppo, però, i suoi primi lavori non coincidevano con i gusti del pubblico e la carriera stentava a decollare. –
- Questa storia mi sembra di averla già sentita… - pensai.
Il mio padrone era immobile ad ascoltare il suo gatto affezionato, sembrava non fosse ancora in grado di controllare il suo nuovo corpo.
Figaro continuò a raccontare la sua storia.
- Non potevo sopportare l’idea che anche mio figlio patisse le mie stesse sofferenze e portasse sulle sue spalle il fardello di scrittore fallito. Fu così che un giorno mi venne in mente di scrivere un romanzo e pubblicarlo facendolo spacciare per suo.
Nel libro descrissi, in una maniera che più dettagliata non si può, di un regno fantastico dominato dai gatti, una vera e propria civiltà. Inventai così gatti spioni, gatti cavalieri, dame di corte, il Re severo e anche te, Zula, certamente uno dei personaggi con più personalità.
Una mattina accadde, così, una cosa incredibile: mentre prendevo la giacca dall’armadio, notai un pomello all’interno.
“Non è possibile, sembra la porta che porta al mondo dei gatti che ho descritto nel mio libro!”, pensai. Girai il pomello e… Il regno da me inventato si era materializzato!
Ripresomi dallo shock iniziale e resomi conto che non stavo sognando, mi balzò in mente un’idea: dovevo rubare i racconti dei gatti scrittori più importanti e darli in qualche modo a mio figlio. Essendo io il creatore di tutto, conoscevo esattamente dove andare per non essere scoperto.
Arrivato dinanzi alla porta della biblioteca, però, mi venne in mente una cosa che rovinò i miei piani: per entrare in alcune stanze bisognava prendere la cosiddetta pillola del “non ritorno”.
- Ma perché si chiama così? – chiese, allarmato, Mr Philip.
- Vedi, Philly… -
All’improvviso il mio padrone sobbalzò! Solo una persona lo chiamava a quel modo, e un sospetto iniziava a nascere in lui.
- Una volta ingerita quella pillola non è più possibile tornare umani. -

venerdì 3 agosto 2007

Il gatto di Mr Philip - Parte 3




La sala degli scrittori falliti


L'espressione di Mr Philip alla vista di quel dipinto sottolineava un misto di stupore, paura e curiosità.
- Fred, che vorrà dire tutto ciò? - mi sussurrò all'orecchio.
- Non ne ho la minima idea, padrone. -
- Tutto ciò è follia! Prima l'armadio, poi il gatto parlante, e ora questo quadro. Non mi sorprenderebbe scoprire di essere il protagonista di un racconto assurdo! -
La sua agitazione attirò l'attenzione di Zula.
- Cos'è che la turba tanto? -
- Cosa ci fa il mio racconto in quel dipinto? - chiese indicandolo con l'indice della mano destra.
Zula, senza neanche guardarlo, rispose:
- Vede, quel racconto non appartiene a lei, ma ad un altro scrittore. -
- Ahahahah! - la sua risata echeggiò tra le mura del castello. - Allora questo è proprio un bello scherzo! Ti dico con la certezza più assoluta che quella storia l'ho scritta io! -
Lo sguardo del gatto, però, era troppo serio per far pensare ad una burla.
- Quella storia è stata rubata ad Arthur Conan Cat, uno degli scrittori più importanti del nostro mondo. -
Mr Philip diventò pallido come un lenzuolo bianco.
- Ma... Non è possibile... Tutto questo è impossibile! Svegliami Fred, e dimmi che è un sogno... Anzi, un incubo. -
- Si calmi, padrone. Ci sarà stato sicuramente un equivoco. -
Zula ci interruppe: - Nessun errore. Il ladro di quella storia è nella cella 33. -
Io e il padrone sbarrammo gli occhi e ci guardammo, faccia a faccia, sorpresi dalle ultime parole del gatto.

Il silenzio di quel momento, che stava durando già da troppi secondi, si ruppe quando vedemmo un altro gatto in cima alle scale dirigersi verso di noi.
- Ehi, Nikki, che ci fai qui? - chiese Zula, alquanto sorpreso di vederlo.
Non riuscii a capire di che razza era: aveva la testa appuntita, le orecchie, larghe alla base, erano rivolte in avanti e arrotondate verso la punta, gli occhi a mandorla erano di un verde magnifico e raro, e il suo mantello blu-grigio doppio e morbido rifletteva la luce.
- I gatti spioni hanno riferito al Re della vostra discussione. Sua Maestà vuole che Mr Philip si renda conto che il racconto nel dipinto non appartiene alla sua fantasia, così mi ha incaricato di raggiungervi per mettervi al corrente del suo volere. -
Prese una pergamena legata alla sua zampa e cominciò a leggere. Incantati dalla sua bellezza ed eleganza, non facemmo altro che restare in silenzio ad ascoltarlo.
- Visitatori del mio regno, abbiate la cortesia di non mettere in dubbio ciò che vi viene detto dal saggio Zula, mio fedele servitore da decenni.
Anche se non ce ne sarebbe bisogno, voglio dimostrarvi che nessuno nel mio regno si permette di prendere in giro dei visitatori o intrusi che siano.
Finite le scale, seguirete ancora Zula che vi farà da guida nella sala delle prigioni, dove potrete assistere alla verità con i vostri stessi occhi.
I miei ossequi, il Re. -

- Bene bene, - disse Zula appena Nikki finì di leggere, - era da un bel po' che non mi facevo un giro da quelle parti. Sarò ben felice di accompagnarli. -
- Stai attento e chiudi sempre tutte le porte, qualcuno potrebbe evadere come l'ultima volta. -
- Non ti preoccupare, il Re si fida di me proprio perché una delle mie doti principale è l'accuratezza e la precisione con cui faccio le cose. -
Non capivo se era solo una mia impressione, ma tra i due non sembrava scorrere buon sangue. La risposta di Nikki, però, sciolse immediatamente i miei dubbi.
- Ah, ecco perché ci sono due intrusi nel nostro regno... -
Zula lo guardò, sorpreso che avesse detto quelle parole davanti a due creature dell'altro mondo.
- Come osi incolpare me? Non è mio compito sorvegliare l'entrata del castello! -
- Sono io il nuovo braccio destro del Re. Quando capirai che oramai tu sei vecchio?! -
Il povero abissino abbassò la testa, come per dargli ragione, quasi in segno di sconfitta. Nikki legò di nuovo la pergamena alla sua zampa, ci voltò le spalle, alzò la sua coda luminosa e se ne andò da dove era venuto, sculettando in segno di scherno e soddisfatto di come era andata la discussione.
- Sarà anche un bella bestia, - disse Mr Philip guardando il gatto mentre si allontanava, - ma in quanto a simpatia, beh, direi che ha ancora molto da imparare. -
Alla battuta del mio padrone ci guardammo tutti e tre e scoppiammo in una fragorosa risata. Quando Zula rideva il suo mento diventava ancora più rotondo. Mi iniziava a stare simpatico, non aveva nulla a che vedere con quel dispettoso di Figaro.
Appena smettemmo di ridere, il gatto mostrò tutta la sua diligenza.
- È ora di andare. Il Re mi ha dato l'ordine di farvi da guida nella sala delle prigioni. Là ne vedrete delle belle. O meglio, le sentirete... -

Non avevo ancora capito cosa ci aspettasse in queste famose prigioni, però la nostra curiosità aumentava sempre di più. Continuammo così a salire le scale, fino a quando arrivammo finalmente in un altro lungo corridoio, molto meno colorato del precendente, dato che le pareti erano interamente bianche.
In fondo si poteva vedere una porta abbastanza grande, con due gatti ai lati che sembrava facessero la guardia. Prima, però, a destra e a sinistra lungo tutto il corridoio, c'erano moltissime porte.
- Seguitemi, per favore. -
Sopra ogni porta c'era una targa su cui era scritto il nome della sala in cui si sarebbe entrati e con una piccola didascalia sotto. Più di una targa attirò la mia attenzione:
Università: Lingue e culture dei gatti.
La laurea in Lingue e culture dei gatti ha come obiettivo formativo la preparazione di laureati che abbiano una solida formazione di base in linguistica teorica e in lingua gattosa, con la completa padronanza di almeno due lingue gattose nonché delle culture delle civiltà di cui le due lingue studiate sono espressione. Cattedra: Dott. S. La Gatta.
Bigcat: il più grande cinema del mondo.
Programmazione settimanale: "L'ombra del gatto". Il film è ambientato nel mondo degli umani. Walter assassina la sua ricca e odiosa moglie dopo averle fatto firmare un testamento che lo nomina suo erede. Complici dell'assassinio sono il maggiordomo e la cuoca. L'unico testimone è il gatto della moglie. Pellicola per gli amanti del giallo inglese vecchio stile.
Impara a cucinare con Gattofier.
Il più grande cuoco di tutti i tempi ti insegnerà alcune delle sue ricette più gustose. Nessuna parola può essere più efficace a descriverlo quanto quelle dell'imperatore della Zibiba, Alfonso VIII: "Io sono l'imperatore della Zibiba, ma tu sei l'imperatore degli chef".
L'arte dei gatti.
Una galleria d'arte con dipinti dal valore inestimabile, all'interno della quale potrete ammirare i quadri di artisti come Giatto, Picatto, Ganet, e molti altri i pittori che, durante i secoli, si sono cimentati nella difficile arte della riproduzione pittorica.

Alla sinistra della porta che conduceva alla galleria d'arte c'era un quadro veramente magnifico, particolarissimo nella sua semplicità.
- Che ci fa qui fuori questo quadro? - chiese Mr Philip, anche lui estasiato dalla sua bellezza.
- Questo dipinto ci è stato regalato da un individuo che è appartenuto alla vostra razza, un grande amante dei gatti. L'abbiamo messo qui per rendere omaggio alla sua memoria, così anche chi non può entrare nella galleria può ammirare questo suo capolavoro. Il suo nome è Pierre-Auguste Renoir. -
- Cosa?! - esclamò con sorpresa il mio padrone, - Ciò vuol dire che anche lui è stato in questo posto... -
- Sì. - rispose il gatto, con un tono leggermente malinconico. - Ora, però, proseguiamo, siamo quasi arrivati.

Passammo per altre decine di porte e leggemmo troppe targhe per elencarle tutte, queste sono quelle che, per un motivo o per un altro, sono rimaste impresse nella mia mente.
Fu bizzarro ma allo stesso tempo divertente scoprire che i gatti avessero un mondo tutto loro, una vera e propria civiltà. Ero molto curioso di entrare in quelle stanze ma, purtroppo, era proibito agli esseri umani.
A un certo punto ci fermammo. Eravamo giunti a destinazione, sulla targa della porta c'era scritto: "La sala degli scrittori falliti." Stranamente, non c'era alcuna didascalia.
Zula girò il pomello della porta.
- Eccoci arrivati. Entrate. -

mercoledì 25 luglio 2007

Il gatto di Mr Philip - Parte 2




Il mondo dei gatti


I miei dubbi svanirono completamente quando sentii un rumore provenire dall'armadio.
- Sentito, Fred? C'è qualcuno là dentro! - disse Mr Philip a bassa voce, - Su, aprilo! -
Non c'è niente da fare, le cose più pericolose toccano sempre a me. Mi avvicinai così all'armadio senza battere ciglio.
Conscio del fatto che se dentro ci fosse stato Figaro avrebbe potuto farmi qualche dispetto, aprii molto lentamente lo sportello arrugginito dell'armadio, provocando un rumore stridulo come quello di una vite che penetra nel ghiaccio.
L'attesa sembrava infinita e, quando finalmente aprii lo sportello per intero, io e il padrone sbarrammo gli occhi per vedere chi o cosa ci fosse dentro.
- Non c'è nessuno! - Mr Philip, sorpreso dinanzi al vuoto, iniziò a sclerare nel bel mezzo della notte: - No, non è possibile! Sono sicuro di averlo visto! Non sono pazzo, devi credermi, Fred! Mi guardava con i suoi grandi occhi. -
- Padrone, forse è stato semplicemente un sogno. Non è successo niente di grave. Si sdrai sul letto e si riposi. -
- Non trattarmi come un imbecille! Non mi sdraio su un bel niente! Io l'ho... -

- MIAO! -

Ci guardammo sconvolti e volgemmo subito il nostro sguardo di nuovo verso il vecchio armadio: non vedemmo nessuno, ma non c'era alcun dubbio, il miagolio proveniva dal suo interno.
- L'hai sentito? L'hai sentito anche tu, vero? - mi chiese Mr Philip, quasi in segno di vittoria.
- Certo che sì. - risposi, alquanto sorpreso, a dir la verità.
- Visto che avevo ragione?! C'è qualcuno là dentro. -
Questa volta ci avvicinammo insieme per controllare meglio. Mentre il padrone svuotava l'armadio dai suoi vestiti, io notai un pomello sulla parte centrale dell'armadio. Mi avvicinai, lo toccai e capii che era la maniglia di una porta.
Preso dal panico, iniziai a balbettare: - P-pa-padrone, q-qua c'è una p-porta n-nascosta! -
- Cosa? Come? Una porta? Dove? -
- P-proprio qui, nell'armadio. -
Si avvicinò, afferrò il pomello con la mano destra e lo girò verso destra. Ci fu uno scatto e la porta si aprì.

Il mio padrone mi guardò con un'aria stupefatta. Era incredulo. Ci trovavamo davanti un lungo corridoio di cui non si vedeva la fine.
- Questa è una grande scoperta, Fred. Figaro potrebbe trovarsi qui dentro. Dobbiamo entrare e proseguire finché non troviamo qualcuno. -
Dopo un attimo di panico e di esitazione, annuii e così entrammo.
Iniziò, così, il nostro cammino senza meta.

Il corridoio aveva delle mattonelle a scacchi bianche e nere e le pareti erano colorate a mo' di un puzzle astratto.

- Com'è strano questo posto, - disse il padrone guardandosi attorno mentre camminavamo, - sembra di essere entrati in un altro mondo... -
- Beh, sì, effettivamente... -
Io ne avevo vissute tante di avventure, nella mia vita, ma quella fu sicuramente una delle più bizzarre.
Dopo una mezz'ora abbondante di cammino in cui non avevamo fatto altro che stare zitti e guardarci attorno, anche se il panorama era sempre lo stesso, vedemmo un gatto in lontananza.
Sembrava ci stesse aspettando: era color rame, di taglia media. La testa era racchiusa in un triangolo dagli angoli arrotondati, gli occhi grandi e brillanti erano sottolineati da un bordo nero, aveva le orecchie larghe e appuntite, mentre il pelo era soffice, folto e lucido: era sicuramente un abissino, la misteriosa razza adorata e venerata dagli antichi egizi.

A 5-6 metri dal gatto ci fermammo per ammirare la sua bellezza, più nel portamento che nell'aspetto. All'improvviso parlò:
- Avete oltrepassato la soglia. Seguitemi, il mio signore vuole parlarvi. -
Rimanemmo ammutoliti fino a quando, ad un certo punto, vidi Mr Philip fare un profondo sospiro:
- Ma dove siamo? Cos'è questo posto? -
- Non vi è permesso fare domande. Io sono Zula, servitore del castello. -
Guardandoci con aria incuriosita, iniziammo a seguirlo.
- E così lei sarebbe il famoso Mr Philip? -
Dopo un attimo di smarrimento provocato dal fatto che il gatto sapeva chi fosse, rispose:
- Non sapevo di essere famoso anche qui. La gente del mio mondo mi conosce per le mie storie. -
- Le sue storie... Tse. - disse, accennando a un sorriso malizioso.
Zula sembrava essere a conoscenza di cose di cui noi eravamo all'oscuro.
Il mio padrone si indignò per quella risposta.
- Cosa vorresti insinuare? -
- Le ho già detto che non sono ammesse domande. -

Dopo qualche minuto giungemmo, finalmente, alla fine del lungo corridoio, dove ci trovammo dinanzi una porta. Zula la aprì e ci fece cenno di entrare.
- Questa è la hall. - disse, - Una volta salite le scale e arrivati in cima, percorreremo un lungo corridoio per arrivare nella stanza dove vi attende sua maestà il re. -
Cominciai a pensare che Morpheus mi stesse tirando un bello scherzo, che tutto quello che ci stava accadendo era un sogno. Ma non era così. Anche se troppo strambo, era tutto reale.
Mr Philip, preoccupato, chiese: - Possiamo sapere almeno cosa vuole il tuo re da noi? -
Il gatto, quasi stizzato, questa volta rispose alla domanda del mio padrone: - Avete oltrepassato la soglia vietata agli umani e sua maestà non tollera chi entra nel suo castello senza permesso. -
- Ma la porta del castello era nella stanza della mia armadio, - obiettò il mio padrone, - avevo il diritto di entrarci! -
Zula si voltò verso di noi con aria minacciosa e, alzando il tono della voce, precisò: - Quell'entrata è stata messa lì da qualcuno che lei conosce molto bene. Avete infranto le regole. -
- Figaro! Stai parlando di lui, è qui vero? - chiese Mr Philip.
Ricompostosi dopo il precedente piccolo scatto di ira, rispose:
- La prego di non fare altre domande. Non sono autorizzato a risponderla, il mio compito è semplicemente quello di accompagnarvi dal re. Seguitemi. -

Mentre salivamo le scale fui impressionato dalla quantità di quadri appesi alle pareti. L'attenzione del mio padrone fu attirata da uno in particolare: il dipinto ritraeva una gatto nero gigante seduto davanti ad una scrivania mentre scriveva con una di quelle vecchie macchine da scrivere. La cosa bizzarra, però, era questa: dal foglio che usciva dal vecchio aggeggio dipinto nel quadro si potevano leggere alcune riga.

"Londra. Una notte buia e tempestosa.
La stessa scena si ripete ogni sera: Mr Frank, sdraiato sulla sua poltrona preferita, fuma la sua vecchia e inseparabile pipa leggendo le ultime pagine de "La ricerca dell'Essere", un vecchio libro comprato al mercatino dell'usato.
La villa era piena di mobili, oggetti vari e costosi che, però, non bastavano a cacciar via l'aria di desolazione che si respirava nella casa. Le luci e i due camini erano sempre accesi, ma, nonostante ciò, l'aria era fredda. I suoi colleghi di lavoro, durante la giornata, torturavano le mura con risate ipocrite, rattristando la casa ancor di più. L'unico rumore a ricordargli che non era diventato sordo era il tic-tac dell'orologio a pendolo lasciatogli in eredità da suo padre.
Ancora una volta la scena si ripeteva, ma... quella sera, quella notte, sarebbero state diverse... No, Mr Frank non avrebbe più dimenticato quella donna... quel viso... quel sesso... quelle lacrime... quel sangue".

- Per l'amor di Dio! - esclamò all'improvviso Mr Philip, - Ma quello è l'inizio di un mio racconto. Che ci fa in questo quadro?! -

Leggendo quel poco che c'era scritto, mi accorsi che aveva ragione. Era uno dei suoi racconti più famosi: "Quella sporca nottata".
Tutto diventava sempre più bizzarro e misterioso.

mercoledì 18 luglio 2007

Il gatto di Mr Philip - Parte 1



"E il Corvo, senza battere mai le ali, resta fermo, fermo
sul pallido ritratto di Minerva proprio sopra la porta della mia camera;
il suo sguardo somiglia a un demone sognante,
e la luce della lampada distende l'ombra sua sul pavimento;
l'anima mia da quell'ombra laggiù non si solleverà mai più,
mai più, mai più."

- Magnifico! -
Era da poco tempo che, su consiglio di un vecchio amico, avevo iniziato a leggere Edgar Allan Poe, e ogni volta che mi immergevo in un suo racconto o una sua poesia ne rimanevo estasiato.
- Che grande inventore di storie! Lo ammiro sempre di più. Tu sai chi è Poe, vecchia cornacchia? -
Mi diverte prendere in giro Fred. Cerca di non darlo a vedere, ma si arrabbia troppo quando lo chiamo in quel modo. La sua rabbia traspare dal tono da sapientone arrogante col quale mi risponde, che puntualmente tradisce il suo tentativo di fare la parte dell'indifferente.
- Certo che lo so! Non sono mica disinformato come lei. Tse... Io uso il mio tempo per fare sempre qualcosa di utile. -
- Dai, non ti arrabbiare, lo sai che ti voglio bene. -
È questa la pillola che uso per addolcirlo, e funziona quasi sempre. Anche se non sembra, è un grande coccolone ed è molto timido. Mi piace tanto questo lato del suo carattere perché è molto simile al mio.
- Beh, Sognatore, anche... ehm... Tutti mi vogliono bene... -
- Eh eh, Fred, è la prima volta che vedo una cornacchia rossa... Ah ah ah. Dai, cosa dicevamo? Ah, sì. Poe. Gran raccontastorie. -
Era tornato al suo solito colorito nero come la pece.
- Sì, sono d'accordo con lei. -
- Chissà come fanno i grandi scrittori a non perdere mai l'ispirazione, ad avere sempre storie da raccontare. -
Fred, inarcando il sopracciglio sinistro e accarezzandosi la parte inferiore del becco come se fosse un mento, disse lentamente:
- In realtà io ho avuto un padrone, uno scrittore di grandi racconti, che, certamente non per colpa sua, perse l'ispirazione e non era più capace di inventare le storie fantastiche a cui aveva abituato i suoi lettori. -
- Uhm... Sembra una storia interessante. Me la puoi raccontare? - Ero proprio curioso di sapere come qualcuno in contatto con un portatore di sogni e di storie come Fred potesse perdere la capacità di raccontare storie. -
- Bene, come desidera, Sognatore. Si sieda, spenga la luce e accenda la lanterna. -


La caduta di Mr Philip

Mr Philip passava la maggior parte della giornata nel suo studio, seduto dietro la scrivania, dove scriveva in continuazione racconti e poesie. L'unico genere letterario col quale non andava molto d'accordo era il romanzo:
- La gente dovrebbe abituarsi a leggere storie brevi ma intense - , diceva spesso.
Era scapolo, e non poteva essere altrimenti considerato il suo carattere difficile. Gli unici amici che aveva eravamo io e un gatto di razza siamese che aveva trovato mentre rovistava nel bidone dell'immondizia nella strada dove abitavamo.
Tra me e Figaro (era questo il nome di quel gattaccio) non girava buon sangue. Quando il padrone non c'era mi faceva sempre i dispetti: una volta si mangiò il mio pranzo, guadagnandosi tutta la mia antipatia. Era un tipo strambo, se ne stava quasi sempre per i fatti suoi e usciva dalla sua cuccia solo per mangiare e per fare il ruffiano col padrone.
L'adozione di Figaro coincise con l'inizio del successo di Mr Philip: scriveva storie su storie e pubblicava libri uno dietro l'altro senza mai fermarsi. Il suo nome era acclamato dalla critica e dai lettori di mezza Europa.
Quando si sedeva dietro la scrivania e poggiava la penna sul foglio, l'espressione del suo volto cambiava, sembrava indemoniato. Non ho mai osato interromperlo quando era in quella sorta di trance, mi faceva un po' paura, a dir la verità. A volte pensavo che avesse una doppia personalità, tipo Dr Jekyll e Mr Hyde.
Una sera, in uno di quei rari momenti che non scriveva, gli chiesi da dove prendeva l'ispirazione per tutte quelle storie, come faceva a inventare tanti personaggi fantastici e a descrivere luoghi sconosciuti e misteriosi.
Fumando la vecchia pipa appartenuta a suo padre, uno scrittore fallito che per una vita ha inseguito il sogno di diventare famoso, disse:
- Vedi, Fred, non so assolutamente rispondere alla tua domanda. So solo che quando mi siedo dietro la mia scrivania e poggio la penna sul foglio la mia mano scrive da sola, come se avesse una propria identità. Non so, però, se questo sia un bene o un male. È come se le storie che scrivo non mi appartenessero, i racconti non li sento miei... Ma l'importante è che, ormai, sono uno scrittore affermato. -
Non ero sicuro che pensava veramente ciò che aveva detto. Dai suoi occhi traspariva la voglia di scrivere qualcosa di personale, che appartenesse al suo mondo, ma nelle sue storie non faceva altro che raccontare avventure di coloro che vedeva come degli estranei, personaggi diversi da quelli che voleva rappresentare.
- Beh, Mr Philip, la fama è importante, ma io credo che è come se lei stesse avendo successo con dei libri scritti da un'altra persona. -
A quella mia affermazione, vidi lo sguardo di Figaro volgersi verso di noi e, in quel momento, fui preso da una strana sensazione: mi sentivo come se fossi osservato da un essere umano.
Figaro saltò fuori dalla cuccia, si avvicinò a Mr Philip e iniziò a miagolare strusciandosi vicino la sua gamba.
- Ehi, piccolino, hai fame? Vieni che ti do da mangiare. -
Mentre si dirigevano verso la cucina, il gattaccio mi diede le spalle e alzò quella sua coda spennacchiata in segno di superiorità. Non mi sono mai piaciuti i gatti. Si comportano come se fossero loro i padroni.

Così come il giorno in cui Figaro giunse in questa casa coincise con l'inizio della fortuna di Mr Philip, quello della sua scomparsa ne decretò la fine.
Quando mi svegliai quella mattina, il padrone era già alla sua ricerca. Non riuscivamo a trovarlo da nessuna parte, controllammo ogni angolo della casa, o così credevamo di aver fatto. Mr Philip era disperato, lo chiamava sperando che sarebbe ritornato da un momento all'altro.
- Perché te ne sei andato, Figaro... Perché mi hai abbandonato... ? Ti ho sempre trattato come un figlio. È così che ricambi il mio affetto?!-
Se devo essere sincero, un po' dispiacque anche a me. Oramai mi ero abituato ai suoi dispetti e, a volte, mi divertiva anche. Più che altro, però, ero curioso di sapere dove fosse andato.
Fu così che iniziò la caduta della carriera del mio padrone. Non riusciva più a scrivere, aveva perso completamente la sua ispirazione. Si sedeva ogni giorno alla sua scrivania ma, puntualmente, iniziava a disperarsi:
- Fred, che mi sta succedendo, non sono più capace di inventare storie. Mio Dio! È la fine! Non potrò più vivere senza scrivere. Aiutami, ti prego! -
Purtroppo non sapevo come aiutarlo. Ogni notte cercavo di raggiungerlo nel sogno e fargli vivere qualche avventura, ma, ahimè, nei suoi sogni si ripeteva sempre la stessa e unica scena: Mr Philip, seduto, che stringeva tra le mani una penna senza inchiostro mentre fissava un foglio bianco sulla scrivania. Non riuscivo a muoverlo in nessun modo nemmeno nel mondo onirico, una cosa che non era mai accaduta prima.

Passarono dieci anni da quel giorno maledetto, e nulla era cambiato. Mr Philip aveva vissuto quel tempo sulla fama che lo precedeva e tutti i suoi lettori aspettavano con impazienza il suo prossimo libro, che forse non sarebbe mai arrivato.
Un giorno, però, qualcosa stava per cambiare. Sentii gridare il padrone nel bel mezzo della notte:
- Fred, Fred, corri, presto! Ho visto Figaro. -
Volai di corsa nella sua stanza, e vidi l'espressione sconvolta del suo viso.
- Dov'è, dov'è? - gli chiesi affannato.
Non riusciva a muoversi, lo shock l'aveva costretto a sdraiarsi sul letto.
- Era proprio lì, sulla sedia vicino l'armadio. Mi stava fissando con i suoi occhi blu e, appena si è accorto che l'avevo visto, è saltato giù dalla sedia ed è entrato nell'armadio. -
Credevo che il padrone si era immaginato tutto, così mi girai per controllare se ciò che aveva detto fosse vero: la porta dell'armadio era socchiusa... Qualcuno l'aveva aperta.