domenica 24 febbraio 2008

La villa della strega - Parte 2



E ne rimasero tre

Dopo alcuni istanti, la luce si spense e la misteriosa sagoma si dileguò nell'oscurità.
Nessuno parlava. Fu Jon a rompere il ghiaccio.
- Qui la situazione si mette male. Andiamocene tutti a casa. -
Gli altri non erano, però, del suo stesso parere.
- No, no. Ora voglio andare fino in fondo. - ribatté Dominic. - Devo sapere chi vive in quella casa. -
- Amico, tu hai letto troppi libri. Questa è la realtà, possiamo passare dei guai e non c'è nessun eroe che ci proteggerà! -
- Che c'è fratellino, non avrai mica paura? - Per Alex ogni occasione era buona per provocare suo fratello.
- Io paura? Neanche per sogno! - Era proprio questa la reazione che Alex cercava di provocare. - Mi avete stufato! Andiamo e poniamo fine a questa storia una volta per tutte. -
Dominic cercò di organizzare un attimo la situazione.
- Anna, tu sei sicura di voler entrare? Potrebbe essere pericoloso. -
- Certo! - rispose senza indugiare.
- Brava, non ti preoccupare, ti proteggerò io. - disse Jon.
- Ma che! Ci sarò io al tuo fianco. - disse Alex appoggiandole la mano sulla spalla.
- Ehi, levale quella zampa da dosso! -
- Fatti gli affari tuoi! -
- Ora basta! - urlò la dolce ragazza abbastanza irritata. - Non ho bisogno dell'aiuto di nessuno. Il mio Dedè è più che sufficiente. -
I due gemelli abbassarono la testa, sembrava li avesse sgridati la loro mamma.
- Colpa tua. - sussurrarono contemporaneamente uno all'altro.
- Non cambieranno mai. - mi disse Dominic sorridendo e a bassa voce.

Fortunatamente, erano tutti così esili da riuscire a passare attraverso l'inferriata che permetteva di entrare nel giardino della villa.
- Allora, cerchiamo di non fare baccano, nessuno ci deve scoprire. - disse Dominic ai compagni.
Camminavano uno affianco all'altro e tenendosi per mano.
- Mi raccomando, state attenti a dove mettete i piedi, potrebbero esserci delle trappole in giro. -
Appena disse quella frase, il mio padroncino notò che il terreno sotto il suo piede sinistro era alquanto morbido.
- Ehi, aspettate un attimo. -
Mentre gli altri lo guardavano perplessi, si abbassò per toccarlo e sentì qualcosa di peloso.
- Ma... Qui sotto c'è qualcosa. Aiutatemi a scavare. -
Erano inginocchiati in cerchio quando, a un certo punto, realizzarono che c'era veramente qualcosa lì sotto.
- Haaaa!! - urlò Anna, alla vista del corpo rinsecchito del gatto che qualcuno aveva seppellito lì.
- Calma, calma. È solo un gatto. Anch'io ho seppellito il mio pappagallino nel mio giardinetto. -
In effetti Dominic aveva ragione, non c'era nulla per cui allarmarsi, se non fosse stato per quello che scoprirono poco dopo.
- Ragazzi, qui ci sono altri peli. - urlò Alex mentre tastava il terreno sotto i suoi piedi.
- Anche qui. - disse Jon.
- E qui. - continuò Anna.
A quel punto, uno spaventoso sospetto si insinuò nella testa di tutti loro.
Nessuno disse all'altro cosa pensava. Non fecero altro che guardarsi negli occhi e iniziare a scavare il terreno sotto i loro piedi e quello circostante.
Dopo alcuni istanti si guardarono di nuovo l'un l'altro, rendendosi conto della raccapricciante scoperta che avevano fatto: sotto il giardino di quella casa erano sepolti decine o, chissà, centinaia di gatti.

- Scappiamooooo! - urlarono all'unisono iniziando a correre come delle schegge. Quasi non riuscivo a stragli dietro.
La loro fuga fu ostacolata da qualcosa di bizzarro: non riuscivano più a passare attraverso l'inferriata da cui erano entrati.
- Ma com'è possibile!? - esclamò Jon incredulo.
- Ora non possiamo più uscire da qui. - continuò.
Li stava assalendo il panico quando Dominic ebbe un'idea geniale.
- Amici, per uscire non dobbiamo far altro che scavare nel terreno sotto l'inferriata come abbiamo fatto prima. -
- Sei un genio Dominic! - gridò Anna, che per la gioia gli saltò addosso stampandogli un bel bacio sulla guancia.
- Oh maledetto! - grignarono i gemelli.
Mentre scavavano, però, dovettero far fronte a un nuovo imprevisto.
- Dedè! - esclamò Anna alzando di scatto. - L'avevo appoggiato a terra mentre scavavo e l'ho scordato lì, presa dalla paura alla vista di tutti quei gatti morti. -
Nessuno disse niente, sapendo che sarebbe stato inutile, dato l'amore della ragazza per quel peluche.
- Beh, immagino dobbiamo tornare indietro per recuperarlo... - disse Dominic, sperando di essere smentito.
- Certo che sì. Non posso mica abbandonare il mio maialino in un posto così! -
Si incamminarono, così, verso il luogo tetro da cui erano scappati. Arrivati lì, però, non c'era alcuna traccia del peluche.
- Ma dov'è? Io sono sicura di averlo lasciato qui. - disse indicando il punto del terreno dove aveva scavato.
- Qui non c'è niente. Forse l'hai dimenticato fuori l'inferriata. - cercò di convincerla Jon.
- No, no e poi no. Dev'essere qua. - insistette Anna.
- Oh per la miseriaccia! - esclamò Alex indicando la casa.
La misteriosa figura era di nuovo là che li osservava. Questa volta i ragazzi non erano molto distanti e ne riuscivano a distinguere leggermente la sagoma. Questa volta, però, c'era qualcosa di diverso. La prima a notarlo fu Anna.
- Ehi, quello è Dedè! -
- Non è il momento di pensare al tuo peluche! - gli rimproverò Jon.
- Ma... È proprio lì. - disse indicando l'oscura figura. - Lo tiene in braccio. -
Anna iniziò a correre disperata verso la porta della villa, ingnorando i pericoli a cui poteva andare incontro.
- Andiamo ragazzi. - incitò il mio padrone.

Giunti a destinazione, entrare fu più facile del previsto. La porta era già aperta.
Si diedero una rapida occhiata l'un l'altro e il primo a entrare fu Dominic. Le luci non funzionavano ma, fortunatamente, aveva con se una torcia elettrica.
L'ingresso era grande quasi quanto casa sua, tutto era in ordine e non c'era nemmeno un granello di polvere. Non c'erano dubbi, qualcuno abitava in quella casa.
I ragazzi camminavano sulle punte dei piedi cercando di non fare rumore, come se chiunque abitasse lì dentro non li avesse visti entrare.
- Ehi, amici, dove si sarà nascosta la strega? - sussurrò Alex.
- Non si è nascosta. - rispose il mio padrone. - Sono convinto ci sta aspettando da qualche parte. -
- E se sta preparando qualche incantesimo per ucciderci? -
- Non preoccuparti Anna, non ci faremmo ingannare. L'unica cosa che dobbiamo fare è restare uniti. Avete capito? -
- Sì! -
Una voce mancò all'appello.
- Ehi, manca qualcuno? -
Jon era scomparso.

- Oh mio dio! Dov'è mio fratello? Dobbiamo trovarlo! È tutta colpa mia. Lui non ci voleva venire. -
Mentre Alex si disperava, un rumore proveniente dalla cucina attirò la loro attenzione.
- L-l'avete s-sentito anche voi? - chiese Dominic balbettando.
I due fecero segno di sì con la testa.
Mentre si avvicinavano lentamente all'uscio della cucina sentirono di nuovo un leggero rumore.
- Dentro quel mobile c'è qualcuno... - disse Anna.
- ... o qualcosa... - continuò Alex. - E se ci fosse la testa di mio fratello? -
Dopo un istante di silenzio causato dall'ultima supposizione di Alex, il mio padrone decise di agire.
- Ehi, ma che cavolo dici!? Jon se la sa cavare anche da solo. Sono sicuro che sta bene. Ora aprirò questo mobile. -

- OINK OINK OINK!! -

Dentro il mobile c'era un maiale. Stava mangiando voracemente dei pezzi di carne in un piatto.
- Che diav... Che scherzo è mai questo!? - esclamò Dominic esterrefatto.
L'animale non fece caso a noi, fino a quando Anna non disse - Dedè? Sei tu, vero? -
Il maiale saltò improvvisamente fuori dal mobile e si diresse tra le braccia di Anna.
- Ma... Ma su, andiamo, non può essere il tuo peluche... - disse Alex, incredulo.
Ma lei era più che sicura.
- Guarda. - disse mostrandogli l'orecchio destro del maialino. - Questa scritta, l'ho fatta fare a mia nonna. -
"Il mio inseparabile Dedè".
Alex cadde a terra. Gli tremavano le gambe.
- Jon... Dove sei... Jooon! - iniziò a urlare.
Dominic si piombò su di lui tappandogli la bocca con la mano.
- Shhh. Zitto. - gli sussurrò, - Ormai è chiaro che questa casa nasconde qualcosa... E sono sicuro che qualcuno sta facendo in modo da attirarci nella sua trappola. Ma ha trovato pane per i suoi denti. -
Anna lo aiutò ad alzarlo e lo abbracciò.
- Come io ho ritrovato il mio Dedè, anche tu ritroverai tuo fratello. -
- Ma Anna... Come fai a restare così calma? Il tuo peluche ora è vivo! Non ti spaventa tutto ciò?! -
- Vedi, mia nonna me l'aveva detto che in questa casa ci abita una strega. E poi, a dir la verità, sono contenta che ora Dedè sia vivo. -
- Ragazzi. - Dominic richiamò la loro attenzione. - Ho trovato un biglietto per noi. -
- Cosa!? - esclamarono contemporaneamente gli altri due.
- Sembra una specie di filastrocca... La strega o chiunque sia si è nascosta e vuole che noi la cerchiamo... -
- Cioè, dobbiamo giocare a nascondino?! - chiese Alex.
- In pratica sì. Sentite:

"Gira la maniglia nel mobile
che prima non avevi visto,
fa' attenzione a girarla nel verso giusto,
fatale l'errore ti sarà.
Ripeti il nome dell'assente tre volte
e la risposta in mente ti suonerà.

La porta contraria si aprirà,
entra e percorri il corridio.
Cibo e acqua in abbondanza ci saranno:
non toccare nulla.

Un topolino affamato
buono ti sembrerà.
Lui nulla può toccare,
dagli da mangiare se vuoi continuare.

Dalla finestra nera potrai vedere la mia stanza,
la sedia a dondolo sulla quale dormo.
Di che colore è?
Solo toccando il mio cuore lo potrete sapere.

Ora il giardino potete attraversare,
e da me arrivare.
Sulla sedia è seduta una vecchia signora.
Non vi fidate delle apparenze,
non vi fidate del suo aspetto esteriore,
guardatela all'interno.

La chiave ora possiedi
per aprire la porta giusta.
Se sbagli, tutto sarà stato vano.
La risposta alla tua domanda è questa:
che cos'hanno di diverso?

Quello che cercavi è proprio di fronte a te."

domenica 10 febbraio 2008

La villa della strega - Parte 1



Era una sera buia e tempestosa: il freddo gelava anche l'anima e fuori pioveva a dirotto. È uno di quei momenti in cui mi piace stare seduto sulla mia sedia a dondolo vicino al camino, sorseggiare una bella tazza di cioccolata calda e leggere un buon vecchio libro dalle pagine ingiallite prima di andare a coricarmi.

- Beh, certo che Bram Stoker ne aveva di fantasia, vero Fred? - dissi, chiudendo il libro e volgendo lo sguardo verso di lui.
- Perché questa affermazione? Cosa sta leggendo? - mi chiese, col tono che solitamente usa quando dico qualche stupidaggine.
- "Dracula". -
- Ah... Bene... - La sua risposta non mi soddisfò per niente.
- Su, avanti, parla. Cosa ho detto di sbagliato questa volta? -
- Vede, Sognatore, lei non ha detto niente di male. È solo che, a volte, le persone danno dei giudizi troppo affrettati. Cosa intende lei per fantasia? -
Mi sentii un attimo spiazzato dalla sua domanda. - Beh, la fantasia è qualcosa che esiste solo nella nostra testa e, grazie a essa, siamo in grado di fare dei sogni meravigliosi o incubi spaventosi. -
Fred assunse un'aria da sapientone: - E non crede che, a volte, può accadere che la realtà superi la fantasia a tal punto che ci porti a considerare come fantastica una cosa reale? -
Quella vecchia cornacchia mi spiazzò per la seconda volta: - Mhh... Penso di sì... Ma cosa vorresti dire? -
- Ognuno creda a ciò che vuole! -
La sua ambiguità non faceva altro che aumentare la mia curiosità.
- Ho l'impressione che stai fremendo dalla voglia di raccontarmi una storia... Ho indovinato? -
- Assolutamente no. E poi, lo faccio per lei, che tanto ama le mie storie. -
- Uhm... Di' la verità... Hai mai vissuto una storia che ti ha veramente spaventato? -
- Non per vantarmi, ma deve sapere che io ho vissuto ogni tipo di storia. -
- Bene, allora mettimi paura. Voglio proprio vedere se ci riesci. -
- Si metta pure comodo e spenga la lanterna, ho proprio qualcosa che fa per lei. -


La villa della strega

Dominic trascorreva la maggior parte del tempo a leggere, cosa alquanto rara per un bambino di 13 anni. Credo sia stato il mio padrone più giovane... Uhm... Sì, decisamente.
Viveva con la madre e la nonna in un piccolo paese di montagna. Il padre era scomparso quando lui non aveva ancora compiuto un anno. Nessuno ha mai saputo che fine avesse fatto.

La sua corporatura esile e gli occhialoni da secchione lo rendevano soggetto agli sfottò dei soliti bulli.
- Domiiiiiiiiiinic! Scendi, la cena è pronta. - Era questa la frase che la mamma era solita gridare almeno tre volte prima che riuscisse a richiamare l'attenzione del figlio, immerso sempre nelle letture più torbide.
- Su, piccolo, non farla arrabbiare. -
- Ma, Fred, ero proprio al punto in cui Dracula azzanna Lucy... Uffà!!! -
Mi obbediva quasi sempre. Credo di aver rappresentavo per lui una figura paterna.
Aveva pochi amici, tre per la precisione: Alex, Jon e Anna. Abitavano nello stesso piccolo quartiere ed erano accomunati da una grande passione: le storie "paurose", come le chiamavano loro.
Dopo cena, si incontravano puntualmente nella piazzetta dove trascorrevano il tempo raccontandosi storie di paura scaturite dalla loro fantasia, anche se le spacciavano per vere. I loro racconti erano ispirati soprattutto alla villa disabitata che si trovava al confine del loro quartiere, vero e proprio soggetto del loro repertorio horror.
- Ragazzi, sentite questa. Mentre venivo qui in bici ho visto un tizio mascherato con una motosega che entrava nella casa. -
- Dai, Alex, ormai ne abbiamo abbastanza delle storie su quella casa. Abbiamo capito tutti che non ci abita nessuno da anni. -
Jon era il cinico del gruppo. Amava le storie paurose ma era conscio del fatto che era tutto una finzione.
Alex e Jon erano fratelli gemelli. Vestivano uguali e sempre con lo stesso stile: pantaloni, camicia a quadretti colorata e bretelle; si riusciva a distinguerli solo grazie a un neo affianco al sopracciglio destro.
- Non è vero. In quella casa c'è veramente la gente cattiva. - Anna era la credulona della situazione. Andava in giro con l'inseparabile Dedè , un maialino di peluche regalatole dalla nonna centenaria.
- Mia mamma mi ripete sempre "Stai attenta, in quella casa c'è sepolta una strega. Non attraversare mai le inferriate". - E io la credo la mia mamma! -

Era questo il gruppetto strambo di amici con cui Dominic amava passare le serate.

Prima di addormentarsi, il mio piccolo padrone era solito farmi delle domande.
- Fred, ma tu credi nelle streghe? -
- Eh eh, intendi quelli che girano nei castelli di notte e fanno rumore con le catene? -
- Ma no! Non i fantasmi. Ho detto streghe. -
A forza di sentirli parlare sempre di 'ste cose, ormai avevo le idee confuse. Era peggio di quando fui al servizio di uno stregone.
- Ah, sì, le streghe... Certo che ci credo, perché non dovrei?! -
A quella mia affermazione, si rimboccò le coperte fin sopra la testa.
- Anna ha detto che nella villa ce ne sta una. -
Era un bambino molto curioso.
- Tua mamma ti ha proibito di avvicinarti. E poi ne dicono tante su quella casa. -
Sembrava non avermi ascoltato per niente.
- Domani ne parlerò con gli altri. 'Notte Fred. -
Sentivo puzza di guai.

Erano da poco passate le 20 e, come al solito, erano tutti e quattro seduti sulla panchina vicino la fontanella della piazzetta. A scuola si erano messi d'accordo che ognuno sarebbe venuto con la sua bici.
Dominic sembrava davvero entusiasta di quello che stavano per fare.

- Allora, ragazzi. Non pensate sia l'ora di scoprire chi vive in quella casa misteriosa? -
- Ma chi ci deve abitare? È disabitata da anni. Stiamo per fare una cosa inutile. -
- Che c'è, Jon? Hai paura della strega? -
Alex amava provocare suo fratello. Quei due erano identici fisicamente ma opposti di carattere.
- Certo che no! Se c'è un fifone qui, quello sei proprio tu. -
- Ora ti picchio... -
- Smettetela! Non fate i bambini come al solito. -
Anna era l'unica capace di calmarli.
- Ma... -
- Niente ma, Alex. Sei stato tu ad iniziare. -
Erano scene molto divertenti da vedere, anche perché Jon e Alex erano entrambi infatuati dalla bella ragazzina.

Grazie alle bici, arrivarono in poco tempo fuori l'inferriata della grande villa.

- Chissà se la strega ha una scopa... -
- Oddio, spero di sì, - disse Jon, - altrimenti come farebbe a spazzare. -
Scoppiarono tutti a ridere, compreso suo fratello.
- Mia nonna dice che le streghe hanno i denti di ferro. -
- Beata lei. -
- Jon, ora basta. - gridò Dominic. - Qua stiamo rischiando la nostra pelle, non lo capisci? -
Il mio padrone si era calato perfettamente nella parte, si sentiva come il protagonista di un racconto dell'orrore.
- Sediamoci qui, per ora è meglio non entrare. -
Ormai si sentiva il leader del gruppo.


Per quasi un'ora, restarono in silenzio a fissare la casa con la speranza che qualcosa accadesse. All'improvviso, Dominic vide una luce accesa in una finestra.
- R-r-ragazzi, - quasi non riusciva a parlare dalla paura. - Vedete anche voi quella luce? -
Nessuna risposta.
- Ehi, perché non rispondete. - Si voltò e stavano tutti dormendo. - Ragazzi! - gridò, - Svegliatevi! Qualcuno ha acceso la luce! -
- Eh, come? Dove? - chiese Alex. Dal tono di voce si capiva che dormiva da almeno mezz'ora.
- Lì! - disse Dominic indicando la casa attraverso l'inferriata. - Quella finestra. -
- Ma... Io non vedo nessuna luce. -
E aveva ragione. Era tutto buio. Si svegliarono anche gli altri, curiosi di sapere cosa fosse successo.
- Vi assicuro che poco fa era accesa. -
- Ti crediamo, ma forse adesso è meglio andare a dormire, siamo stanchi. - disse Jon sbadigliando.
- No! - esclamò Dominic. - Voi non credete a quello che sto dicendo. Lì dentro c'è qualcuno, ne sono sicuro. -
- Padrone, forse per stasera è meglio andare, tua mamma si potrebbe preoccupare. -
- Non ti ci mettere anche tu, Fred. Le ho detto che avrei dormito a casa di Alex. Ora vi dimostrerò che non me lo sono inventato. -
Grazie alla sua corporatura esile, riuscì a passare tra le sbarre dell'inferriata.
- Ehi, ma sei impazzito?! - disse Anna a bassa voce, guardandosi attorno per assicurarsi che nessuno stesse guardando. - Se qualcuno ci vede siamo nei guai. -
Appena Dominic fece due passi oltre l'inferriata, la luce dietro la finestra si accese di nuovo... E stavolta tutti stavano guardando.
- Oh my God! - esclamarono contemporaneamente Alex e Jon. - La luce è accesa per davvero. -
Gli occhi del mio padrone brillarono di soddisfazione.
- Ve l'avevo detto! Non sono pazzo! - disse, rivolgendosi ai compagni. Dominic si trovò di fronte a dei volti terrorizzati... I suoi amici non riuscivano a muovere un solo muscolo del viso. Solo voltandosi di nuovo verso la casa, capì per quale motivo erano immobili.
Una misteriosa e oscura figura li fissava dalla finestra.