lunedì 17 settembre 2007

Il gatto di Mr Philip - Parte 4

La pillola del "Non ritorno"

Era una sala enorme illuminata dalla luce che penetrava prepotente da due grandi finestre. Al centro c’erano dei tavoli rettangolari ai quali erano seduti dei gatti intenti alla lettura.
- Ma questa cos’è, la stanza della lettura? - chiese Mr Philip guardandosi attorno.
- Non direi proprio. - rispose Zula, - Guardi meglio, quello che stanno fissando non sono esattamente libri… -
Incuriositi, ci avvicinammo a uno dei tanti tavoli sparsi per la stanza ed, effettivamente, ci accorgemmo che quello che guardavano con tanta attenzione non erano nient’altro che delle pagine bianche.
Il mio padrone si rivolse ai gatti alquanto perplesso.
- Ehi, che succede qui? Ma che state facendo? -
- Solo questo ci mancava! Qualcuno che ci distraesse. – urlò colui che sembrava il più anziano, - Ci lasci lavorare, per favore. Qui siamo a corto di idee. -
- Ma che diav… -
- Ehi, amico, vieni un attimo qui. - sussurrò rivolgendosi a noi un gatto gigantesco seduto all’altro lato della stanza. - Avete qualche idea da suggerirmi per scrivere una bella storia? -
Mr Philip mi guardò, accennando a un sorriso.
- Beh, io sono uno scrittore, ma così su due piedi non mi viene in mente niente. -
Zula iniziò a irritarsi un po’.
- Ora basta, è ora di proseguire. E tu - disse al gattone che ci aveva chiamato – torna al tuo lavoro e cerca di scrivere qualcosa di interessante. -
Ci stavamo dirigendo verso la porta in fondo alla stanza, quando Mr Philip chiese a Zula perché quei gatti guardassero in continuazione dei libri con pagine bianche.
- Sono degli scrittori falliti… Non sono capaci di inventare storie ma si ostinano a voler diventare scrittori. -
- Ma cosa c’entro io con tutto questo? Perché siamo venuti qui? -
- Continuate a seguirmi, tra poco capirete tutto. -

Entrammo, così, nell’ennesimo corridoio. Questa volta, però, c’era qualcosa di diverso: le porte ai lati erano minuscole; era ovvio che erano fatte apposta per i loro simili.
Giungemmo infine dinanzi una porticina su cui pendeva un cartello con scritto “Cella 33”.
- Fermi! Siamo arrivati. -
- Cella 33? – disse ridacchiando Mr Philip, - Ma cos’è, siamo in una prigione? -
- Sì. – rispose Zula, – Come avrà notato, però, la porta è a misura di gatto. Per entrare dovrà ingerire questa pillola. -
Allungò la pillola che reggeva nella sua zampa verso il mio padrone, il quale, prima di ingerirla, chiese quali erano i suoi effetti.
- Purtroppo non mi è concesso rispondere a questa domanda. Le posso solo dire che l’unico modo per entrare nella cella è ingerirla. È tutto quello che deve sapere. -
Mr Philip la guardò titubante e, dopo aver titubato per un attimo, ingerì la pillola del “Non ritorno”. Sì, era proprio così che veniva chiamata e, ahimè, quando scoprimmo il motivo era troppo tardi.
Appena la inghiottì assistetti a una scena che mi fece rimanere a becco aperto: le mani e i piedi del mio padrone si rimpicciolivano insieme al corpo che diventava sempre più peloso. Ad un certo punto fui colto da una paura che si materializzò l’istante successivo: Mr Philip era diventato un gatto persiano, grigio, grosso e abbastanza grasso.
- Cosa diavolo mi hai combinato?!! – urlò Mr Philip in preda al panico, guardandosi le zampe e girando attorno a se stesso fissandosi la coda.
- Solo in questo modo è possibile entrare nelle celle. –
Il mio padrone sembrava veramente spazientito, tanto che pensai che avrebbe subito usato i suoi artigli su di me per sfogare la sua rabbia.
Vedendolo in quelle condizioni cercai di calmarlo: - Padrone, si calmi, andrà tutto per il verso giusto. -
- Come posso calmarmi, Fred! Non mi vedi?! Sono un gatto! Un gatto!! Oh, mio dio, è la fine!!! -
Non sapevo cosa fare per tranquillizzarlo, stava uscendo fuori di senno:
- Ok, sto bene, sono sereno. Ora sono un gatto, non vedo qual è il problema. Mi farò accudire da una bella famigliola, mangerò, dormirò e non dovrò più lavorare. Sarà questa la mia vita d’ora in poi! -
- Non creda che noi gatti non lavoriamo. – replicò, offeso, Zula. - Ora basta perdersi in inutili chiacchiere. - Aprì la porticina e finalmente entrammo.

Un po’ ce l’aspettavamo, ma la sorpresa fu comunque grande quando vedemmo che in fondo alla cella c’era Figaro.
Gli occhi di Mr Philip si fecero a palla e istantaneamente si inondarono di lacrime.
- Ohhh, Figaro! Sei proprio tu?! -
Come al solito, stava dormendo rannicchiato su se stesso.
- Sì, è lui. - disse Zula, - È rinchiuso qui perché molti anni fa si introdusse di nascosto nel nostro mondo e scappò dopo aver rubato storie di scrittori molto importanti. -
- L’ho fatto per una causa per me molto importante, e voi lo sapete. - disse Figaro stiracchiandosi senza aprire gli occhi.
- Sua maestà il re esige il massimo rispetto per le regole che vigono nel nostro regno. –
- Si può sapere di cosa state parlando? – urlò all’improvviso il mio padrone.
- Bene, è venuto il momento che tu sappia. Ascolta la mia storia.

Il mio sogno è sempre stato quello di diventare uno scrittore, ma, purtroppo, non sono mai stato bravo a scrivere, tanto meno a inventare storie. Mio figlio mi ammirava molto, leggeva tutto ciò che scrivevo, e gli piaceva davvero. Anche lui decise, così, di intraprendere la dura strada dello scrittore. Purtroppo, però, i suoi primi lavori non coincidevano con i gusti del pubblico e la carriera stentava a decollare. –
- Questa storia mi sembra di averla già sentita… - pensai.
Il mio padrone era immobile ad ascoltare il suo gatto affezionato, sembrava non fosse ancora in grado di controllare il suo nuovo corpo.
Figaro continuò a raccontare la sua storia.
- Non potevo sopportare l’idea che anche mio figlio patisse le mie stesse sofferenze e portasse sulle sue spalle il fardello di scrittore fallito. Fu così che un giorno mi venne in mente di scrivere un romanzo e pubblicarlo facendolo spacciare per suo.
Nel libro descrissi, in una maniera che più dettagliata non si può, di un regno fantastico dominato dai gatti, una vera e propria civiltà. Inventai così gatti spioni, gatti cavalieri, dame di corte, il Re severo e anche te, Zula, certamente uno dei personaggi con più personalità.
Una mattina accadde, così, una cosa incredibile: mentre prendevo la giacca dall’armadio, notai un pomello all’interno.
“Non è possibile, sembra la porta che porta al mondo dei gatti che ho descritto nel mio libro!”, pensai. Girai il pomello e… Il regno da me inventato si era materializzato!
Ripresomi dallo shock iniziale e resomi conto che non stavo sognando, mi balzò in mente un’idea: dovevo rubare i racconti dei gatti scrittori più importanti e darli in qualche modo a mio figlio. Essendo io il creatore di tutto, conoscevo esattamente dove andare per non essere scoperto.
Arrivato dinanzi alla porta della biblioteca, però, mi venne in mente una cosa che rovinò i miei piani: per entrare in alcune stanze bisognava prendere la cosiddetta pillola del “non ritorno”.
- Ma perché si chiama così? – chiese, allarmato, Mr Philip.
- Vedi, Philly… -
All’improvviso il mio padrone sobbalzò! Solo una persona lo chiamava a quel modo, e un sospetto iniziava a nascere in lui.
- Una volta ingerita quella pillola non è più possibile tornare umani. -

13 commenti:

Unknown ha detto...

La lettura è scorrevole, il pezzo prosegue abbastanza bene ma c'è un passaggio che non mi è piaciuto: come poteva Mr Philip ingerire una pillola di natura sconosciuta sapendo che avrebbe permesso il suo ingresso in una prigione e poi 'lamentarsi' dopo averla ingerita!?!(Sono lacrime di un coccogatto??) ;)
Tutto sommato la parte resta interessante e piacevole da leggere.
A presto.

Anonimo ha detto...

Eh, purtroppo non era a conoscenza dei suoi effetti e si è fatto fregare. :D

Ps. I miss you, my Shadow.

Unknown ha detto...

Me too. :*

Anonimo ha detto...

a me è piaciuta un sacco questa parte, a metà tra Alice nel Paese delle Meraviglie e Matrix :P
e poi come biasimare il povero mr Philip?? chi non avrebbe preso una pillola per entrare nella mini prigione di un gatto parlante!!??!

Gaetano ha detto...

Thanks. :D Sono contento che ti sia piaciuto il pezzo, credo che per la prossima settimana pubblicherò la quinta parte, ho un bel po' di idee in mente ma sto scrivendo molto lentamente perché sono un po' arrugginito, la lunga pausa si fa sentire.
A presto compare, fatti sentire.

Anonimo ha detto...

tu!

inis fail ha detto...

Finalmente sei tornato con una nuova pubblicazione. Mi mancano i tuoi racconti...sai, dovrei parlati di una cosa, sempre che a te interessi! Ci si sente!

Gaetano ha detto...

Eh, ora sto a Londra e a casa non ho internet, almeno per ora. Purtroppo non sto leggendo i tuoi racconti, ogni tanto mi connetto dall'ufficio solo per pochi minuti. Appena posso me li recupero tutti.
Sono contento che a qualcuno siano mancati i miei racconti. :D
Dimmi, di cosa mi devi parlare? A presto.

inis fail ha detto...

Guarda, è una cosa un pò lunga. Non so se riuscirò a spiegartela qui. Senti, dimmi se hai un indirizzo e-mail e te lo scriverò li. Ovvio che non ne abuserò per mandarti spamming! :-p In caso contrario, ovvero che tu non voglia fornirmi tale indirizzo, cercherò di spiegartelo qui.
Perchè vedi, i tuoi racconti sono veramente molto belli.
Ciao

Anonimo ha detto...

Ora mi hai incuriosito. :D
Comunque è tranquillo, il mio indirizzo email è shogun3@libero.it.
A presto. Byeee

Anonimo ha detto...

...

Dave ha detto...

Klaspior, cosa ci vuoi dare ad intendere con questo sorrisetto muto che ti nascondi dietro i tre puntini di sospensione? Dai, non ci tenere sulle spine.

Lo so, l'ultimo "byeee" di Shogun - con le sue due e di troppo alla fine - ha un suono così accattivante che ogni volta che lo leggo sento un brivido che percorre tutta la mia spina dorsale e m'arriva al cervello, facendomi vibrare i chackra dal primo all'ultimo.

È per quello che sei rimasto ammutolito, nevve'? Eh, pure io.

Gaetano ha detto...

Hihihi, a quanto vedo il mio "byeee" riscuote successo... Ahahah. :D