Nei panni di un gatto
Quest’ultima affermazione fece dimenticare al mio padrone il modo in cui Figaro l’aveva chiamato.
- Co-come? Per l’amor di dio, ditemi che è uno scherzo. -
- È tutto vero! - , esclamò alle nostre spalle una voce che non mi sembrava del tutto estranea.
Il suo mantello doppio blu-grigio e quei magnifici occhi verdi a mandorla erano inconfondibili.
- Nikki! – gridò Zula dallo stupore, - Che ci fai qui? –
- Sono venuto a controllare che tutto vada per il verso giusto. –
Subito mi ricordai che era tanto bello quanto irritante e presuntuoso.
- Cari intrusi, dovete sapere che una volta entrati nel nostro regno è possibile uscirne solo con le sembianze di un gatto. -
- Oh, m-mio dio! - balbettò Mr Philip.
- Cosa c’è? Ne dovresti essere onorato! Finalmente non sei più una lurida scimmia e appartieni ad una razza nobile. - disse in tono offensivo.
- Ma noi siamo arrivati qui solo per caso. Non potete farci questo! -
- Ora basta! - urlò il maestoso gatto, - Il Re mi ha dato ordine di condurvi fuori dal regno quando avete finito qua dentro! Sbrigatevi! Vi attendo nel corridoio. -
Appena uscì dalla cella, Figaro continuò a parlare come se niente fosse accaduto.
- Ormai l’errore è stato fatto. Non puoi far altro che accettare il tuo nuovo corpo. Ti assicuro che ti ci abituerai, è solo questione di tempo. Almeno per me è stato così. -
All’ascoltare quelle ultime parole, l’espressione del piccolo volto baffuto di Mr Philip mutò radicalmente: non sembrava più arrabbiato, era quasi commosso e quasi non riusciva a parlare.
Lo sentii borbottare:
- Sì, sicuramente… Philly… Solo lui mi chiamava così… Ma come può essere?! -
- Padrone, ma che sta succedendo? – gli chiesi.
- Fred, è lui… -
- Lui chi? -
Incurante della mia domanda, si rivolse verso Figaro: - Sei mio padre, vero? -
Quando Figaro alzò lo sguardo che tenne abbassato per alcuni istanti, stava piangendo e disse singhiozzando:
- Sì, sono papà. -
Fu una scena commovente: Mr Philip corse verso il padre ritrovato e lo scaraventò a terra con un abbraccio travolgente.
- Perché non sei più tornato, papà? Avevi detto che sarebbe stato solo un piccolo viaggio. -
- Non ti ho abbandonato, figliolo. Come ti stavo dicendo prima, volevo aiutarti a decollare e sono finito qui. -
- Ma cos’è successo dopo che hai preso la pillola del “non ritorno”? –
Figato continuò così a raccontare la sua storia.
- Ah, già, ero rimasto proprio lì. Dunque, andai nella stanza segreta dove erano nascoste le pillole, ne presi una e la ingerii senza pensarci due volte. Diventai, così, un bel gatto siamese, abbastanza agile e scattante, considerata la mia età.
Mi diressi di corsa verso la biblioteca, dove presi “in prestito” alcuni dei libri che avevano riscosso più successo: “Se una notte d’inverno un gatto”, “I gatti sposi”, “I mille e un gatto”,“Quella sporca nottata” e molti altri.
- Visto che non vi stavo prendendo in giro quando vi ho detto che quel libro era stato scritto da qualcun altro? – disse Zula con soddisfazione come se non aspettasse altro che quel momento.
Il mio padrone era ammutolito, non sapeva cosa dire.
- E cosa facesti poi? – chiese al padre.
- Riuscii a uscire inosservato dal regno e a tornare nel nostro mondo. In un modo o nell’altro, dopo mille avventure e disavventure, arrivai a Londra, dove il folle caso volle che fosti proprio tu a raccogliermi mentre una sera stavo rovistando in un bidone della spazzatura. -
- Caspita, è vero! È proprio da quel giorno che la mia carriera iniziò a decollare. - disse con un tono nostalgico e malinconico.
- Eh. Fu così che, grazie a uno degli effetti della pillola del “non ritorno”, ti trasmisi in sogno le storie dei libri che avevo rubato. Fino a quando, ahimè, i gatti spioni hanno riferito alle guardie dov’ero e mi hanno catturato. -
- Ma… Papà… Perché non ti sei fidato di me? Avrei potuto farcela anche senza il tuo aiuto. -
- Avevo paura, figliolo. Paura che saresti diventato un fallito come me. -
- Ma non lo sei! - obiettò Mr Philip bruscamente. - Per me tu sei il migliore! –
Durante l’ennesimo abbraccio tra i due, Zula disse che era ora di andare. Dovevamo tornare nel mondo degli umani.
- Ti prego, fai venire anche mio padre con noi. – supplicò il mio padrone.
- Quello che chiedete è impossibile. – disse il gatto in modo secco e deciso. – Vedete, vostro padre è il creatore del nostro mondo, è il nostro dio. I gatti lo venerano, non possiamo lasciarlo andare via. Ciò scatenerebbe il caos e il popolo andrebbe in subbuglio. -
Rimanemmo di stucco a quelle parole.
- Non ti preoccupare per me, Philly. Anche se sono rinchiuso qui, vengo trattato abbastanza bene. E non cercare di tornare perché, una volta usciti, sarà difficilissimo se non impossibile, dato che le porte sparse per varie parti del mondo che permettono di entrare qui sono poche e possono essere usate una volta sola. -
Il mio padrone iniziò a emettere un miagolio stridente: era un pianto di dolore.
- Allora ci dobbiamo lasciare di nuovo, papà? Non voglio perderti di nuovo. -
- Su, non sei più un essere umano, ora sei un gatto, imparerai a cavartela da solo. -
Vi fu un ultimo abbraccio, il più lungo di tutti.
Mentre Figaro ritornava a rannicchiarsi in fondo alla cella, improvvisamente Zula ci sussurrò:
- L’unica soluzione sarebbe trovare la cosiddetta “bibbia” e portarla al suo creatore… -
- La bibbia? - chiese perplesso Mr Philip.
- Sì. Il romanzo che ha scritto vostro padre è la nostra bibbia. È custodita nella cassaforte della stanza del Re. -
- Ma… Allora c’è ancora una speranza?! – esclamò aumentando leggermente il tono.
- Shhh! Nikki è fuori la porta, non fatevi sentire. – disse Zula a bassa voce, - Non posso dirvi nient’altro. Ora verrete accompagnati nel vostro mondo. Che la fortuna sia con voi. -
Mr Philip lo ringraziò con una stretta di zampa.
- Grazie per l’aiuto, amico. Non lo dimenticherò. -
- È la prima volta che tradisco la fiducia del Re, spero di averlo fatto per una buona causa. -
Appena Zula chiuse a chiave la porta della cella, Nikki ci ordinò di seguirlo, uscimmo fuori la sala degli scrittori falliti e ci dirigemmo nella direzione dalla quale eravamo arrivati.
Quel gattaccio antipatico non ci rivolse nemmeno una parola per tutto il percorso, e quando arrivammo all’uscita disse - E non fatevi più vedere! – , sbattendoci la porta in faccia.
Come sapevamo, la porta dentro l’armadio da cui eravamo riusciti a entrare nel loro mondo era scomparsa, ma Mr Philip non si perse d’animo, sembrava più determinato che mai, nei suoi occhi vedevo una luce nuova.
- Fred, dobbiamo trovare un modo per liberare mio padre. La prima cosa che dobbiamo fare è andare a casa sua e trovare appunti o qualsiasi cosa sia legato al suo romanzo. Dobbiamo assolutamente sapere dove si trova una porta per ritornare nel regno dei gatti. – disse con aria decisa e risoluta anche se… - Ne ho fin sopra i baffi di questa storia! - … Iniziava già a parlare come un gatto.
3 commenti:
A nessuno è piaciuta questa parte? :(
Che coglioni che sei. Dammi il tempo di leggere anziché frignare.
Adesso che ho il link devo leggere tutti i post altrimenti capirò ben poco :D
ti farò sapere xò...promesso XD
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