giovedì 12 luglio 2007

Un po' del Sognatore



Quella sera ero irrequieto, non sapevo cosa fare: leggiucchiavo a casaccio pagine di vecchi libri, mi incantavo a guardare la pioggia violenta fuori la finestra, accendevo e spegnevo la tv, giocavo al solitario col mazzo di carte napoletane regalatomi dalla buonanima di mio nonno, ascoltando un po' di musica classica.

Intanto, Fred se ne stava per fatti suoi. Lui dorme quasi sempre, anche se afferma che lo fa per lavoro: "Non è colpa mia se i bambini fanno incubi in continuazione e io devo correre in loro soccorso! È uno dei compiti che mi ha assegnato Morpheus", ripete, con una voce stridula, ogni volta che gli rimprovero di dormire troppo. Ma, ad essere sincero, non sono molto convinto che dica la verità.
Il mio far tutto e niente continuò fino a quando le lancette dell'orologio a pendolo nel salotto scoccarono la mezzanotte.
- Accidenti, stasera non ho combinato un bel niente! Fred, svegliati! - gridai.
Spaventato, aprì gli occhi e balzò in piedi: - Sì, Sognatore, sono pronto! Dove dobbiamo andare? -
- Ah ah ah! Da nessuna parte, non preoccuparti. A volte mi fai morire, Fred! -
- Caspita, i bambini di oggi fanno dei sogni alquanto bizzarri. Ho appena salvato un piccolo pel di carota da un topo gigante, ma il bello è che la bestia aveva la testa di un essere umano. -
- Beh, perché ti meravigli tanto? È da sempre che i bambini hanno una fantasia infinita. La nostra è nulla in confronto alla loro. Se quando siamo piccoli fossimo capaci di esprimerci attraverso la scrittura, avremmo la possibilità di immortalare delle storie fantastiche! Purtroppo, per la maggior parte della gente, quella fantasia viene soffocata dall'età adulta e dalla realtà, e le uniche storie a sopravvivere sono quelle che riguardano il denaro e la ricchezza. -
Incuriosito dalla mia osservazione, Fred mi chiese: - E lei? Come ha fatto a diventare un sognatore? -
- Perché è da sempre che mangio pane e sogni. Quei sogni che mi permettono di vivere delle avventure fantastiche. Privami delle storie e la mia vita non avrà più un senso. Vedi, quando ero piccolo, mio nonno mi ripeteva spesso una frase che non potrò mai scordare: "Adduormete e nun te scetà: 'a vita dìnto u suònn è assàje cchiù bell rà realtà." -
- Ehm... Non ho ancora imparato il napoletano... - disse con un'aria buffa che mi fece sorridere.
- Scusa, hai ragione. Significa: "addormentati e non ti svegliare più, la vita nel sogno è molto più bella della realtà." -
- Doveva essere un brav'uomo! - disse Fred abbassando la testa, accortosi delle lacrime nei miei occhi.
Il ricordo di mio nonno mi suscita sempre vecchie emozioni, quelle che si provano solo da bambini, e ogni volta mi passano davanti agli occhi le immagini di me seduto sulle sue ginocchia ad ascoltare le sue storie fantastiche.

- Beh, mi ha insegnato parecchie cose e mi ha raccontato molte storie. -
- Se ne ricorda qualcuna? -
- Me le ricordo tutte. Sai, certe cose non si scordano, diventano parte di te. Non potrò mai dimenticare di quando mi raccontò della prima volta che vide mia nonna, del colpo di fulmine dal quale furono colpiti entrambi. Ascolta Fred. -


"Allora, guaglio', stammi a sentire. Tempo fa, quando ero un giovanotto, mi guadagnavo da vivere facendo vari lavoretti. Ci fu un periodo in cui lavoravo nel campo di allevamento di un signore che mi pagava abbastanza bene. Avevo il compito di prendermi cura dei suoi cavalli.
Nella strada che percorrevo ogni giorno per andare a lavorare passavo davanti un grande castello e, puntualmente, mi incantavo per qualche minuto dinanzi la sua maestosità e imponenza. Ogni volta che lo vedevo mi sembrava di tornare indietro nel tempo e di entrare, per un attimo, in una meravigliosa favola.
Accadde, così, che un giorno, ammirando le splendide fontane all'interno dell'immenso giardino, vidi una fanciulla seduta sull'erba che leggeva un libro. Era splendida, ogni suo movimento era una grazia per i miei occhi. Non poteva essere altro che la principessa del castello.
La sua bellezza mi strozzò il fiato, riuscii a chiamarla solo dopo un profondo respiro:
- Ehi, dolce fanciulla. -
Si voltò, si alzò e si diresse verso di me. Ero faccia a faccia con lei, i nostri corpi erano divisi solo dal grande cancello del castello. Mi guardava senza parlare. La sua bellezza era imbarazzante. Finalmente parlò:
- E lei chi è? E cosa vuole? - chiese con astio.
- Io non sono nessuno. Sono solo un uomo che è rimasto incantato dal suo splendido viso. -
Lei arrossì e assunse un atteggiamento più dolce.
- Grazie. Nessuno mi ha mai detto una cosa del genere. -
Quella sua affermazione mi sconvolse.
- Cosa? Com'è possibile? -
- Vede, mio padre non permette a nessun uomo di avvicinarsi a me. Dice che sono destinata a sposare il principe di una terra lontana, e fino ad allora devo restare casta e pura. -
- Sua maestà il re mi ferisce il cuore. Io la amo. Fuggiamo insieme. -
Ancora oggi, non ho capito da dove presi il coraggio di dire quelle cose.
- Ma è una pazzia! Mio padre la ucciderà! E poi... Io non la conosco, come posso fuggire con lei. - I suoi occhi tradivano quello che stava dicendo: ciò che stava accadendo aveva un sapore di favola e lei era eccitata all'idea di diventarne la protagonista.
- Principessa, è scritto da qualche parte che il nostro futuro è insieme. Stasera, alle 11 precise, si faccia trovare vicino la fontana, dove i suoi occhi hanno trafitto il mio cuore. Addio. -
Me ne andai di corsa per non farmi vedere dalle guardie che si erano insospettite. La principessa raccolse il libro da terra ed entrò nel castello.
L'ora fissata giunse in un batter d'occhio. Montai, così, in sella a uno dei tanti cavalli del mio signore. Scelsi quello più malandato, sperando che non si sarebbe accorto della mancanza della bestia: zoppo, senza coda e con gli occhi storti. Era la pecora nera del gruppo ma io gli volevo un gran bene.
Arrivato al castello, non vidi la principessa vicino la fontana, e dissi fra me e me: "Stupido, come potevi pensare che avrebbe abbandonato tutta la sua ricchezza per un poveraccio come te".
Poi, il sogno si avverò: era dietro l'albero per non farsi scoprire dalle guardie. Aprì il cancello con la chiave che aveva rubato e salì di corsa sul mio cavallo bianco.

- Su, su, si sbrighi, andiamo, prima che qualcuno ci scopra. -
- Certo, principessa. Forza, Rocinante! Corri! - e, come per magia, sembrava essersi dimenticato di essere zoppo e iniziò a correre più veloce del vento.
Abbastanza distanti dal castello, ci fermammo a un ruscello per bere e riposarci un po'. Nessuno dei due parlava: io la fissavo negli occhi, mentre lei, imbarazzata, si voltava dall'altra parte per evitare il mio sguardo.
Fu proprio lì, sotto la luna che ci illuminava e la natura che ci guardava, che ci baciammo per la prima volta.


- Nonno, ma non hai affrontato i draghi e i cavalieri per conquistare l'amore della nonna? -

- Eh, piccerillo, certo che sì. Dopo qualche giorno il re scoprì il nostro rifugio d'amore e cercò più volte di riprendersi sua figlia mandando i draghi più feroci della storia e i cavalieri più forti delle sue truppe. Il mio amore, però, fu invincibile e indistruttibile. Ma questa è un'altra storia. -
- Ah, è per questo che ora tu e la nonna vivete in questa piccola casetta di campagna? Per non farvi trovare dal re malvagio? -
- Prorpio così. -
- Uaooo! Sei un eroe, nonno... - "


A quella mia affermazione mio nonno accennò a un timido sorriso e, come ogni volta che finiva di raccontarmi una storia, mi disse:
" - Ricorda, guaglio', non smettere mai di sognare, perché la vita è un sogno, e il sogno è la vita. - "
Fred sembrava molto felice di aver conosciuto qualcosa del mio passato. Di solito era lui che mi raccontava storie ma, quella sera, invertimmo i ruoli.
- Beh, Sognatore, almeno ora ho capito da chi ha ereditato questo suo modo di pensare. -
- Io vado a dormire Fred. Aiutami a fare qualche bel sogno. Buonanotte. -
- Conti pure su di me, Sognatore. 'Notte. -

16 commenti:

Anonimo ha detto...

bello, mi piace troppo l'aria malinconica del Sognatore, sembra un racconto a metà tra le Mille e Una Notte e i fratelli Grimm.
P.S.
mi presteresti un po' Fred? vorrei assumerlo come custode dei miei sogni per un po'... ;)

Anonimo ha detto...

Hmmm interessante...direi che la storia del sognatore ha quasi battuto quella di Fred:
Sognatore - Fred: 1 - 0
('_' Ops, la nostalgia delle squadre giocate alla SNAI...hihihi)
Comunque davvero caruccio, si respira aria di magia sia nel racconto del nonetto che nel suo rapporto col nipotino... :)
Belli i versi del vecchio sul binomio vita-sogno!

Gaetano ha detto...

Wow, sono contento che questa parte vi sia piaciuta, ci tenevo davvero molto.

A Klaspior: ha detto Fred che Merlino va dicendo in giro che tu non non gli davi troppo da magiare, e Fred è un mangione, perciò... ;D

A Shadow: ha detto Fred (lui dice di no, ma mi sono accorto che si è offeso) che non puoi nemmeno immaginare le storie che ha in serbo di raccontare... Bene, ne vedremo delle belle. :D

Dave ha detto...

Come fa un cavallo a tenere gli occhi storti? :D Ah aha ha ah!

A parte questo, c'ho un po' sonno e sto un po' triste, stasera, e non ho voglia di mettere tutto a ferro e fuoco; però tieni a mente che prima o poi torno a polemizzare su 'sta storia che "gli adulti uccidono la fantasia".

Cap'e cazzo. Le storie che t'hanno cresciuto mica le hanno scritte i bambini di diec'anni.

Il racconto di Eragorn l'ha scritto un tredicenne, dicono, e il film fa pisciare ai morti.

Gaetano ha detto...

Le storie che ci hanno cresciuto le hanno scritte quei pochi geni che sono rimasti nella storia, ed è un numero misero, considerando quanti uomini hanno calpestato questa terra. ;)

Poi sbagli a giudicare il racconto di Eragon avendo visto solo il film: quest'ultimo è chiaro che fa cagare, ma si sa, il 90% dei film tratti da libri sono un mezza botta. Ma il libro chissà, a quanto dicono non è poi così male.

Comunque è un discussione molto difficile da chiarire nello spazio dedicato ai commenti, ci vorrebbe una sezione a parte.
Qualsiasi altro commento a riguardo, però, sarà sempre ben accetto.

Anonimo ha detto...

Il nonno, che bella figura affettiva.
Mi piace l'idea, però nel nostro espressivo dialetto mi avrebbe fatto emozionare troppo di più.
I termini fiabeschi li ho sempre trovati molto freddi.

Gaetano ha detto...

Eh, sì, l'avevo pensato di scrivere il racconto del nonno in napoletano, ma non sarebbe stato d'aiuto per alcuni lettori. Magari apporterò delle modifiche solo ad alcune parole... Vedremo.

Anonimo ha detto...

Eh, lo sai come la penso, la sola frase sui sogni, detta in napoletano, mi ha commosso. Se avessi scritto tutta la storia poi! :)

PS Da', pure i cavalli possono essere strabici, chetticheeedi?! xD

Gaetano ha detto...

Pensa che quella frase in napoletano ha sostituito una piccolissima poesia che avevo scritto, sempre in napoletano, ma che la signorina Shadow mi ha fatto cancellare perché diceva che era troppo bella per metterla nel blog...

Poi, se i cavalli possono avere gli occhi storti non lo so, la mia intenzione era di dare un'idea comica del cavallo, che facesse ridere. :D

Dave ha detto...

Troppo bella per un blog? Questa è proprio una cosa da fessi. Chi ti impedisce di riciclarla altrove? Sempre meglio che conservarla nell'HD.

Gaetano ha detto...

Aspetta, non fraintendiamo... Non troppo bella da non farla leggere ai lettori del blog (ci mancherebbe altro, anzi), ma nel senso che qualcuno potrebbe scopiazzarla.

Dave ha detto...

Ahahahaha! E che te ne fotte? Vabbe', ormai è persa, ne abbiamo parlato abbastanza da renderla un mito al quale l'originale stessa non reggerebbe il confronto! :D

Gaetano ha detto...

Eh eh, bello 'sto fatto che quando si parla di qualcosa, anche nella sezione dei commenti, l'oggetto della discussione diventa subito un mito... Il blog del Sognatore è ormai sempre più magico e, a quanto ho capito, sta coinvolgendo anche i lettori.
Bene! :D

Anonimo ha detto...

T'a stai attiggiann' troppo, compa'! >=D

Gaetano ha detto...

Chi è che si sta atteggiando? E perché poi? Io e Fred non siamo d'accordo con questo commento, siamo e rimarremo sempre umili creature.

Dave ha detto...

Rimani umile! Bravo. Fai come me.