domenica 29 giugno 2008

I tafferugli di Giuseppe - Parte 1

NOTA: QUESTO RACCONTO È DIFFERENTE DA TUTTO QUELLO CHE AVETE LETTO FINORA IN QUESTO BLOG. QUEI RINCOGLIONITI DEL SOGNATORE E FRED HANNO DECISO DI PRENDERSI UNA VACANZA, DUNQUE PER UN PO' DI TEMPO LEGGERETE LE STORIE RACCONTATE DA ME... SONO STORIE DEL CAZZO, NIENTE DI PARTICOLARE, MA SE NON AVETE NIENTE DI MEGLIO DA FARE, LEGGETE PURE, A FINALE SI PAREA.


La donna in rosso

Finalmente esco dall’ufficio e vado a ubriacarmi come ogni santo giorno. Non c’è nessuno, sono pochi gli stronzi che vanno al pub di martedì.

- Il solito, Pet. -
- Giuse’, ma non ti rompi i coglioni di bere sempre ‘sta Stella Artrois? E cambia, ogni tanto! -
- Perché mai dovrei cambiare se mi piace più delle altre birre? Allora, stando a come dici tu dovrei cambiare anche pub. -
Avrei voluto poter dire donna…
- Bah, tié, bevi la tua Stella. E stavolta vacci piano, non voglio tafferugli pure stasera. -
Non lo cago minimamente, non sa che sono incazzato nero anche oggi. Devo spaccare il muso a qualcuno. Perché? Perché sono solo! Quale motivo migliore. Mi rode troppo il culo tornare a casa e l’unica cosa ad aspettarmi è la piantina di basilico che mi chiede di annaffiarla altrimenti muore. Ma che morisse, per dio! Ne compro un’altra, al Tesco erano anche in offerta, questa settimana.

Ultimamente ci si stanno mettendo anche problemi alla linea internet a farmi innervosire, non posso nemmeno prendere per il culo quei quattro contatti che ho su MSN, maniaci di merda che faccio sbavare spacciandomi per una troia in calore. L’altra sera uno di loro mi fece imbestialire come un gorilla. A un certo punto mi fa:

“Ehi, troiona, vuoi fare una cosa per me?”
“Cosa vuoi, stallone?”
“Fingi di essere una bambina e dimmi delle porcate!”

- Sei morto, amico! - dissi tra me e me.

“…
E tu dimmi dove abiti… Così le facciamo insieme…”

- Dimmelo, brutto maniaco del cazzo, così vengo lì e ti infilo il tubo della doccia su per il culo! -

“Ora non posso… Sta venendo mia moglie, stacco.”
“Ok, a presto.”

Non vedo l’ora di staccargli quel gamberetto che si ritrova. Solo quello può avere un bastardo che se la prende con i bambini. E uno come lui ha anche una moglie e dei figli... Eh, aveva troppo ragione mio nonno quando diceva:

- Che ce vuo’ fa’, guaglio’. Gesù Crist da’ o’ pane a chi nun ten ‘e rienti. -

Che coglioni, che teneva mia nonno. È sopravvissuto a due guerre, ha camminato dalla Russia a Napoli, ha visto la morte in faccia più di una volta, ed è per questo che un giorno disse sorridendo con lo sguardo perso nel vuoto:

- Eh, mi hai trovato un’altra volta, mo’ però non potrò scappare… Maledetta sedia a rotelle. E vediamo un po’ dove mi porterai di bello, va. Può darsi che sarà un posto migliore di questa schifezza. -

Morì quella sera stessa. ‘Fanculo!

Sbatto la settima pinta sul bancone e dico a Pet di portarmene un’altra. Mi guardo un po’ attorno per vedere se c’è qualcuno che ha voglia di essere menato, ma la mia attenzione viene attirata da un rumore di passi.
I suoi tacchi sembrano spaccare il pavimento, le caviglie sono strettissime e i polpacci rocciosi. Il vestito attillato rosso copre le sue forme perfette, fino a una scollatura che mette in mostra il principio di un seno capace di scatenare finanche gli ormoni di un frocio... E non è un esempio. Parlo proprio della checca seduta al tavolo di fronte a me, la guardava con la bava alla bocca che gli sgocciolava nella pinta.

Finalmente arrivo a guardarla in faccia. Gli occhi azzurri, esaltati da un rimmel molto marcato, erano freddi e penetranti come uno stalattite che sembrava stesse cadendo proprio su di me.

“Oh cazzo! Avrò fatto una figura di merda, la stavo guardando come un maniaco arrapato…” penso.
Si siede proprio affianco a me e ordina una Guiness.
- Come ti chiami? -
La sua voce era sensuale, tanto che sembrava che avesse sussurrato quelle parole sfiorando le sue morbide labbra al mio orecchio destro.
“Sta parlando con me? No… Ma certo, invece! Che stupido che sono, chiaro che sta parlando con me.”
- Sono G-Giuseppe. – balbetto.
- Io Vale. Senti, vado subito al dunque. Ho come l’impressione che qualcuno mi stia seguendo, e ho paura. Mi accompagneresti a casa? –
“Cazzo, sono già ubriaco?”, pensai, “Sono solo alla settima pinta…”
- Allora? Mi accompagni o no? -
"Ok, calma, non sto sognando."
- Beh, avrei un po’ da fare a casa, ma sì, perché no. Dove abiti? - “Sì, l’unica cosa che potresti fare a casa è spararti un segone davanti a un pornazzo.” mi rimprovero.
- Bene, andiamo. Seguimi, non posso dirti il mio indirizzo, qualcuno potrebbe sentire. –

Mi afferra la mano e mi guida verso l’uscita del pub. Quella mano… Non mi dava la sensazione di una donna indifesa, ma di una che sapeva il fatto suo.

Due energumeni entrano piazzandosi sulla nostra strada.
"Grande errore, amici".
- Dove credi di andare, brutta puttana! - grida il più basso cercando di afferrarle il polso, ma sfortunatamente per lui si trova il mio gomito giusto il mezzo agli occhi. Lo stendo in un colpo solo.
- Madonna mia, quanto mi sento meglio. -
Quello alto guarda l’amico a terra, e poi mi fa: - Come ti… -
Non so come mi fa… Non gli faccio finire la frase che lo prendo per le orecchie e gli do una ginocchiata in bocca, fracassandogli i denti.
- Oh no, Giuse’, ancora?! Basta, hai rotto il cazzo! Vattene da questo pub. -
- Scusa, Pet. Non si ripeterà più. A domani. –
Chissà quante volte abbiamo entrambi ripetuto quelle parole.

- Cosa volevano quei due da te? -
- Non fare domande, cammina e controlla che nessuno ci stia seguendo. -
Camminiamo a passo veloce, all’improvviso entriamo in uno vico e ci fermiamo davanti a una porta. Si guarda attorno accuratamente e alza la gonna stretta attorno la gamba sinistra.
Non riesco a fare a meno di guardare e, a dirla tutta, mi eccito pure come un dannato.
- Ehi, ma… Ma… -
- Che c'è? Non hai mai visto le gambe di una donna?! –

Prende la chiave dal reggicalze e apre la porta. Ci ritroviamo in una piccola stanza con le luci soffuse e quei cosi chiamati acchiappasogni appesi dappertutto... - Mah, stronzate giapponesi. - penso, però stavolta inconsapevolmente ad alta voce.

- Alcuni ci credono. Ora siediti, per favore. - mi dice mentre lei prende un mazzo di carte dal cassetto della scrivania.
- Bene, vediamo un po' che mi dicono le divinità. -
- Mh... Io suggerisco di farci una partita a scopa... Uahahahahah... Ehm... Scusa... -
Mi guarda come se fossi un idiota. "Cazzo, eppure pensavo l'avrei fatta ridere."

- Non è un mazzo di carte qualsiasi... Sono i tarocchi. -
- Mh... -
Non ho ancora capito che sta succedendo, ma almeno sono in compagnia di un femminone esagerato e non sono a casa ad annaffiare quella piantina del cazzo.

6 commenti:

Unknown ha detto...

mi piace questo inizio di racconto, sono incuriosito dalla storia e lusingato dalla scelta del nome del protagonista hihihi
aspetto presto il seguito.. ;)

Unknown ha detto...

Non c'è male il racconto, è sempre un bene leggere qualcosa di "diverso". Hai avuto una buona idea anche se preferivo i racconti del sognatore e di fred.
Se fossi in te peppe non ne sarei tanto lusingato, questo personaggio che si fa compagnia con una piantina di basilico mi sa' di perdente... hihihi ;P

Unknown ha detto...

cosa hai da dire sulle mie piantine neh cla?? :P

Unknown ha detto...

Oh ma tu rispondi instantaneamente
O_o va a innaffia' a piantina va' hihihi

Unknown ha detto...

eheheh vado vado...
sennò si secca, dopo chi mi fa compagnia..?

Gaetano ha detto...

Ah ah ah! Bello scambio di battute, mi avete fatto pariare, mi sa che le inserirò all'interno del racconto. :D