sabato 20 ottobre 2007

Il gatto di Mr Philip - Parte 7



La fine?


- Gli appunti di mio padre devono essere qui! - esclamò Mr Philip, con una voce piena di speranza. - Aiutatemi a cercare. -
Cominciammo a scavare all'interno dello scatolone, dove c'erano pacchi di fogli legati tra loro con uno spago.
Dopo aver preso in zampa alcuni titoli curiosi come "La casa degli spiriti", "La storia di Mr Tom", Il mistero del solaio", il mio padrone fece sobbalazare tutti con un grido:
- Sì! L'ho trovato! Non ci sono dubbi, è la bozza di mio padre. -
Allungai il collo per leggere il pacchetto di fogli che teneva in mano: "Gattolandia".
- Beh, ora basta! - disse Wanda arrabbiata.
Fui colto da una strana sensazione, era come se non avessi percepito la sua presenza per alcuni istanti.
- Credo proprio che mi dobbiate delle spiegazioni. - continuò.
Mr Philip si voltò verso di me, come per cercare un consenso nel mio sguardo.
- Faccia come vuole, sa come la penso. -
Mi guardò ancora per alcuni secondi, quasi arrabbiato, e infine si rivolse alla gatta:
- Hai ragione. Ascolta. Grazie agli appunti che abbiamo appena trovato, saremo in grado di entrare nel mondo dei gatti per liberare mio padre. -
- Mondo dei gatti? Ma di che stai parlando? - chiese giustamente.
- Sì, mio padre l'ha descritto nel suo libro e questi si è materializzato. E non è finita qui. In reltà io sono un essere umano... -
Per un attimo un silenzio tombale riempì la stanza. Wanda, incredula, rimase senza parole. Tutto quello che riuscì a dire fu: - Caspita! Siete proprio fuori di testa! -
D'altrone, chi poteva biasimarla? Sarebbe sembrata una storia assurda anche se l'avessero raccontata a me, conoscitore di storie paradossali.
- Lo so che sembra una follia, ma devi fidarti di me. - cercò di rassicurarla il mio padrone. - Vieni con noi nel regno dei gatti a cercare mio padre. Vedrai con i tuoi stessi occhi che non sto mentendo. -
La risposta che diede fu tanto decisa quanto inaspettata: - Va bene. Vi seguirò. -
Sorpreso da quell'affermazione, Mr Philip aggrottò la fronte e sbarrò gli occhi assumendo un'espressione alquanto goffa.
- Uao! Non mi aspettavo sarebbe stato così facile convincerti... -
- Beh, sai com'è, ultimamente ero un po' annoiata dalla vita mondana, mi farà bene un po' di aria nuova. -
I due, non curanti della mia presenza, si scambiarono uno sguardo lungo e intenso; sembrava che stessero comunicando col pensiero.
- Ehm... Padrone... Non dovremmo cercare di capire dove sono queste benedette porte? -
Come svegliandosi da un sogno, disse: - Ah, sì, hai ragione. Mettiamoci all'opera. -

Iniziò a sfogliare freneticamente la bozza del racconto e a leggere velocemente a bassa voce, imprecando di tanto in tanto.
- Su, su, porca miseria! -
Mentre lui leggeva, mi accorsi che nello scatolone c'era una pagina che era caduta dal blocco di fogli che Mr Philip reggeva. La mia attenzione cadde sulle prime righe del foglio: "... entrai in quella porta misteriosa che mi condusse in un lungo corridoio."
- Padrone, guardi quel foglio! - mi affrettai a dire, indicando l'interno della scatola.
Fu così che lo fissò per alcuni secondi, fino a quando si rese conto che avevamo quasi trovato quello che stavamo cercando.
- Oh, mio dio! Quella è la pagina 77. Abbiamo bisogno di quella precedente. -
Sfogliò rapidamente i fogli che teneva in mano fino a quando non la trovò.
- Eccola! Leggiamo subito. -
I nostri sguardi si volsero tutti verso la fine della pagina.
"Spesso rimanevo incantato dalla mia figura riflessa nello specchio. Non che mi piacessi chissà quanto, ma sono sempre stato attratto da quello splendido oggetto che riesce a riflettere delle verità che spesso non riusciamo a percepire attraverso i nostri occhi. Proprio grazie ad esso, un giorno vidi riflesso al suo interno un pomello nascosto dentro l'armadio dietro di me. Fu così che mi voltai, girai il pomello ed..."
- Dobbiamo sperare che mio padre abbia scritto l'indirizzo della stanza di cui parla! -
- Prova a leggere l'indice dei capitoli, potremmo capire qualcosa. - osservò intelligentemente Wanda.
Guardandomi soddisfatto, accennò a un sogghigno come per dirmi "Visto, ti ho detto che ci sarebbe stata utile", e prese l'ultimo foglio del pacchetto che teneva in mano e scorse con velocemente con l'indice i titoli del capitoli fino a quando si fermò su uno che arrestò la sua attenzione.
- Trovato. "La mia nuova casa." -
Andò rapidamente a pagina 17 e iniziammo tutti a leggere attentamente.
"Mi trasferii in pochi giorni a Finsbury Park, 66 Crowley Street, una zona tranquilla, quello di cui avevo bisogno per dedicarmi al mio nuovo romanzo. La casa era a due piani, abbastanza grande: la mia stanza era al piano terra, tra il bagno e la cucina, mentre al piano superiore vivevano due giapponesi, all'apparenza molto pacati."
- Bene, finalmente abbiamo l'indirizzo, e non è nemmeno troppo distante da qui. -

Ci dirigemmo subito alla fermata, dove prendemmo un bus che ci portò direttamente a Finsbury. Anche questa volta, Wanda disse che conosceva l'indirizzo. Non che avessi qualcosa contro di lei, ma cominciavo a pensare che quella gatta sapesse troppe cose.
- Siamo stati proprio fortunati a incontrarti, sai? - disse il mio padrone facendo gli occhi dolci alla bella.
- Beh, è una frase che mi hanno già detto in molti. - rispose lei in tono scherzoso.
Si guardarono per un breve istante e scoppiarono a ridere senza alcun motivo logico, fin quando, ad un certo punto, Wanda tornò seria.
- Eccoci arrivati. La casa è questa. -
Ci trovavamo su una terrazzino da cui potevamo vedere una stanza dall'altra parte della finestra.
- Se il mio senso dell'orientamento non mi inganna, questo dovrebbe essere il luogo descritto da tuo padre all'interno del libro. -
Nella stanza c'erano due ragazzi, dovevano avere dai 20 ai 25 anni. Decidemmo di aspettare che uscissero per poi entrare e cercare la porta. Per non destare sospetti, però, il mio padrone disse a me e Wanda di nasconderci per non attirare troppo l'attenzione, mentre lui si sarebbe disteso su un grande vaso per piante ad osservare le mosse dei due giovani.
Era l'alba, quando uno di loro, quello che dormiva sul divano, si alzò e iniziò a fissare Mr Philip negli occhi, quasi in segno di sfida... Beh, ho sempre pensato che l'uomo è un essere molto strano, quel ragazzo ne fu solo la conferma.
- Ohhh, guarda che persiano c'è qui fuori! - urlò questi all'improvviso, rivolgendosi all'altro tipo che era nel letto a dormire. - È chiatto e grosso! -
Aveva un accento napoletano molto forte. Cominciò a fischiare e a fare quel gesto strambo con le dita che fanno gli umani quando voglio richiamare l'attenzione di un gatto. A tal proposito, Mr Philip mi dirà di aver pensato in quel momento: "Oh, mio dio! Ma anche io sono così idiota?! Come può sperare di attirare la mia attenzione?"
- Te vuo' sta' zitto! Famme durmi'! - urlò l'altro arrabbiato, anche lui evidentemente napoletano.
- E dai, alzati, sono le undici passate. -
Lo strano tizio rientrò e chiuse la finestra. Non si riusciva più a sentire quello che dicevano, ma li vedevamo sbellicarsi dalle risate. Ad un certo punto, uscirono dalla stanza. Era il momento buono per entrare.
- Ehi, ragazzi! Venite, su, entriamo! - disse Mr Philip a bassa voce, saltando giù dal vaso e aprendo subito la porta, senza timore di essere scoperto. Accorremmo tutti all'interrno della stanza e, fortunatamente, c'era un solo armadio. Mentre lo stavamo per aprire, Wanda iniziò a piangere.
- Ehi, che succede? Perché piangi? -
- Mi dispiace... - disse singhiozzando, - Non è colpa mia se ho proprio quel ruolo... -
- Calmati. - disse Mr Philip, mettendogli una zampa sulla spalla, - Spiegaci che significa quello che stai dicendo. -
- Sigh... Non so come dirvelo... Io sono, beh, conoscete sicuramente il ruolo dei gatti spioni all'interno del libro... -
Ci fu un attimo di suspance, sapevamo quello che stava per dire ma entrambi speravamo che non lo dicesse.
- Ebbene, io sono uno di loro... Un gatto spione. - disse rammaricata.
- Stai dicendo che i gatti del regno sanno che stiamo per ritornare da loro? - chiese spaventato il padrone.
- Sto dicendo che sanno tutto quello che avete fatto dal momento in cui ci siamo incontrati. - disse abbassando la testa e con la voce tremolante.
Il mio padrone si sedette e, fissando il vuoto, espresse tutta la sua delusione.
- Avevi ragione, Fred. Dovevo darti ascolto, non ci dovevamo fidare di lei. Ora posso definitivamente dire addio a mio padre. -

sabato 6 ottobre 2007

Il gatto di Mr Philip - Parte 6



Wanda

La stanza era proprio come l’avevamo lasciata. Mr Philip balzò sul letto con un salto perentorio e iniziò a cercare freneticamente qualcosa nel comò.
- Dove diavolo l’ho messo?! -
- Cosa, padrone? -
- Come cosa? L’indirizzo del migliore amico di mio padre! – disse, scaraventando a terra tutto quello che trovava nei cassetti. - Sai, è a lui che spedisce le bozze dei suoi lavori e spesso anche i suoi appunti per farsi dare dei suggerimenti. -
- Ah, ho capito. Beh, fors… -
- Eccola! Deve essere qui dentro – urlò, facendomi venire quasi un attacco cardiaco. Sa com’è, Sognatore, non sono proprio un giovanotto.
Aveva in mano una vecchia rubrica; la aprì e andò velocemente alla lettera F.
- È lui, è lui! Mr Ferdinad Friend, 5 Snail Street, Covent Garden, London. Andiamo Fred! -

La strada che percorrevamo era desolata, e c’era il solito vento che alzava in aria le foglie degli alberi ormai spogli.
- Tra poco siamo arrivati a Covent Garden, Fred. Ci sei mai stato? -
- Certo che sì. Ho dei ricordi indimenticabili legati a quel posto. Imboccando uno dei suoi vicoli è possibile entrare in un mondo fantastico, dove vivono creature bizzarre e fuori da ogni logica. -
- Per favore, basta con gli altri mondi! Per ora il nostro basta e avanza! – disse scocciato Mr Philip, saltando in un bidone dell’immondizia e afferrando con gli artigli un pezzetto di pane.
Mentre masticava, all’improvviso lasciò cadere il pane a terra e lo vidi fissare un gatto che stava rovistando nel bidone qualche metro più avanti.
- Oh, mio dio! Che visione meravigliosa!! -
Guardando meglio, mi accorsi che era una gatta: aveva il pelo morbido e argentato, gli occhi giallo-verde, il muso e le guance arrotondate e le orecchie erano inclinate in avanti.
- Ma… Padrone… È un gatto. Non si dimentichi che lei è un essere umano. -
- Beh, - disse sospirando e continuando a fissarla – come si dice, al cuor non si comanda… -
Appena si accorse della nostra presenza, la gatta si voltò verso di noi.
- Cosa avete da guardare? -
La sua voce era sottile e sensuale.
- Aehm… beh… mmm… -
Mr Philip non riusciva a parlare. Era la prima volta che lo vedevo così emozionato e teso.
- Ehi, ma sei balbuziente o cosa?! Non sarai mica scemo? -
Il mio padrone continuava a stare lì impalato senza riuscire a parlare, fino a quando non gli diedi una bella beccata in testa per farlo riprendere.
- Fred, che diavolo fai?! Ma sei impazzito? – urlò dolorante.
- Ahahah! Ma che strani che siete! – esclamò la bella, - Una cornacchia e un gatto che litigano. –
Ci guardammo per alcuni istanti e… - Ahahahahah! – scoppiammo tutti in una grossa risata.

- Beh, credo sia l’ora delle presentazioni. Io mi chiamo Wanda. - disse, porgendo la sua zampetta delicata al mio padrone.
- Philip, incantato. –
Tra i due ci fu uno scambio di sguardi tanto veloce quanto intenso che fece arrossire entrambi.
- E tu? Come ti chiami? -
Non me l’aspettavo, ma quando si rivolse a me i suoi occhi magnetici mi misero in imbarazzo.
- Ehm… Fred. -
- Eh eh, che carino che sei. –
Fu così che feci la stessa figura da imbranato del mio padrone.

Dopo alcuni attimi di silenzio, Wanda ci invitò a sederci e ci offrì del pesce che stava mangiando.
- Allora? Dove vi stavate dirigendo? -
- Stiamo andando a Covent Garden a trovare un amico. –
- Ah, bello, ho molti amici da quelle parti. -
- Davvero? Mica sai dove si torva Snail Street? –
Mentre faceva mente locale si toccava il mento con la zampetta borbottando il nome della strada.
- Uhm… Sì, sì, ho capito dov’è. Se volete vi accomp... -
Mr Philip la interruppe senza lasciarle neanche terminare ciò che stava dicendo.
- Certo che vogliamo. Molto gentile da parte tua. -
Per dirla tutta, però, non ero del tutto favorevole al fatto che sarebbe venuta con noi. Pensavo che non avremmo dovuto coinvolgere nessun altro in questa storia, ma ormai il mio padrone era accecato dalla sua bellezza.
- Bene, che aspettiamo allora, mettiamoci in cammino. Dobbiamo continuare dritto su questa strada. -

- Padrone, ma è sicuro che vuole farla venire con noi? Non può essere pericoloso? – gli bisbigliai all’orecchio mentre Wanda camminava qualche metro più avanti.
- Dai, non ti preoccupare, andrà tutto bene. E poi nessuno ha detto che verrà con noi là… -
- Questo è vero. Ma ho l’impressione che la sua intenzione sia proprio questa… -
Dopo un attimo di silenzio, disse: - Ma, alla fine, ci potrebbe essere d’aiuto… Non è forse vero che l’unione fa la forza? –
- Dipende da quali sono le forze… -
- Shhh, zitto Fred, si è fermata. -
Si girò verso di noi e ci guardò con aria sospetta.
- Dunque, siamo a Covent Garden. Ora dobbiamo girare a destra, dopo 100 metri a sinistra e dovremmo essere giunti a destinazione. -
- Ah, bene, iniziavo a essere un po’ stanco dato che non dormo da un bel po’. - disse il mio padrone continuando a camminare. – Certo che questo posto è veramente bello. E poi tutte quelle case colorate, sembra di essere in un cartone animato. –
- Eh, sa, è proprio entrando in uno di questi vicoli che è possibile entrare nel mondo bizzarro di cui le parlavo prima. – dissi fiero.
- Mondo bizzarro? – chiese Wanda incuriosita.
- Sì, solo che per entrarci bisogna avere una particolare predisposizione mentale verso il fantastico. - risposi con un’aria da erudito che mi calza sempre a pennello.
- Ehi, - esclamò Mr Philip – ma siamo arrivati, il cartello dice che siamo a Snail Street. -
- Sì, è vero. Che numero è la casa del vostro amico? –
- Eccola! Numero 5! -

Ci recammo di corsa alla porta e bussammo più volte il campanello, ma nessuno ci apriva.
- Sicuri che il vostro amico sia in casa? - chiese Wanda.
- No, non ne siamo sicuri. Ma, in un modo o nell’altro, dobbiamo entrare. – disse Mr Philip in maniera decisa.
Il comportamento del mio padrone fece incuriosire la gatta.
- Ma che succede? Non mi sembrava una questione così importante… -
- E invece lo è. Dopo ti spiegheremo tutto. Ora troviamo un modo per entrare. -
- Forse la porta è aperta. Ora provo a girare il pomello. - disse Wanda.
Con un balzo felino, riuscì a girarlo e la porta si aprì. Senza neanche ringraziarla, Mr Philip entrò nella casa. Setacciarono velocemente tutte le stanze ma non c’era nessuno.
- Bene. Dobbiamo trovare dove Mr Ferdinand tiene gli appunti di mio padre. Controlliamo nel suo studio. -
La gatta si sentiva un po’ disorientata da quello che stava accadendo. Restò a guardarci mentre rovistavamo nelle scrivanie e nei cassetti.
- Wanda, puoi controllare se in quel pacco vicino l’armadio c’è qualcosa che parli dei gatti? -
- Uhm… Continuo a non capire, ma ok, ora controllo. -

Eravamo tutti all’opera, quando, all’improvviso, la sentimmo singhiozzare… Stava piangendo.
- Ehi, che ti prende? – chiese preoccupato il mio padrone.
Ci avvicinammo e vedemmo che in mano aveva un foglio su cui c’era scritto qualcosa a mano.
- Questa poesia… È molto triste… -
Mr Philip gliela strappò dalle mani e la lesse:

“La falce ha tagliato il velo,
ora sento solo un gran gelo.
Finalmente riesco a vedere
cosa c’è in fondo al cratere.
Una luce in lontananza
mi riempie di speranza.
Ma è una visione fasulla:
in fondo, c’è solo il nulla.”

- Ma questa è la poesia di un amico di mio padre, l’ennesimo scrittore fallito. -
- A me è piaciuta… – disse Wanda asciugandosi le lacrime sul muso.
- Che altro c’è in questo pacco? -
A un certo punto, scorsi una scritta sul fianco dello scatolone che mi fece richiamare l’attenzione di tutti.
- Padrone, guardi cosa c’è scritto lì. -

“APPUNTI E BOZZE DEI MIEI AMICI SCRITTORI”.